MR. TALBOT di Maria Cristina Robb (racconto)

*Attenzione! La lettura di questo racconto è consigliata ad un pubblico adulto.*



Spingo il carrello fuori dalla stanza e chiudo la porta alle mie spalle, sull’odore di rose selvatiche dell’ufficio di Talbot.
Non che lui sia il tipo. Con quegli occhi ardenti e il corpo massiccio e solido, che muove fluido come un predatore, sarebbe più adatto al legno di sandalo o all’aroma intenso del patchouli. Ma i nuovi detersivi hanno tutti questo profumo delicato e lo studio di Talbot adesso sembra un giardino fiorito.
Sorrido tra me immaginando la faccia che farà.
Lui deve aver sempre tutto sotto controllo.
Si aggira per i corridoi come un falco, cogliendo ogni particolare, ogni piccola differenza. Niente gli sfugge, neanche una piccola impronta rimasta in un angolo a sbavare la nitidezza di una superficie vetrata.
Non potrò rimanere a lungo qui. Quell’uomo è troppo attento. Anche se sono riuscita a evitarlo finora, alla fine vorrà sapere di me, come ha fatto con tutte le ragazze che mi hanno preceduta.
Che caldo fa qui dentro!
Il grande foulard bianco che mi copre i capelli mi fa prudere la testa e il pesante abito di cotone a maniche lunghe mi soffoca, appiccicandosi contro la pelle fastidiosamente umida.
Pazienza.
Meglio un po’  di sudore, che rischiare di espormi. Sotto tutti questi strati di stoffa mi nascondo dal mio passato, sperando che non mi raggiunga mai.
Mi avvicino all’ascensore per scendere nella zona giorno. Di sotto mi aspettano la gigantesca sala da pranzo e il salone, dove troneggia il grande pianoforte a coda. Chissà se Talbot, con quelle dita lunghe e affusolate, lo suona. Ho sempre avuto una fissa per le mani e le sue ti fanno venire voglia di sentirle addosso, calde ed esigenti.
Ma cosa vado a pensare!
Spingo il pulsante dell’ascensore e parte il sottile ronzio della cabina.
Un urlo soffocato lacera l’aria, strappando il tessuto fitto del silenzio nella casa.
Il cuore mi arriva quasi in bocca e si mette a battere con una forza da farmi temere di vederlo schizzare fuori.
Mi volto di scatto. Il suono proviene dal corridoio di destra, la zona vietata.
Le pulizie della casa sono affidate alla ditta per cui lavoro, ma tutta l’ala est è  esclusa dal contratto.
Di nuovo la voce femminile fende l’aria, terminando con un rauco gorgoglio che mi fa rabbrividire. Vorrei ignorarlo, ma se qualcuno ha bisogno di aiuto? E se qualcuno sta male?
La porta dell’ascensore si apre.
Cosa faccio? Quando avevo bisogno io, nessuno è mai venuto in mio soccorso.
Ancora un grido gutturale.
Basta! Non posso far finta di niente!
Lascio il carrello a fianco dell’ascensore e attraverso la porta socchiusa dell’ala est.
C’è un lungo corridoio, con il pavimento rivestito da una folta moquette color vinaccia.
Piccole luci corrono lungo il battiscopa e applique sulle pareti proiettano una tenue luminosità verso l’alto.
Tutto è soffuso e ovattato, ma un altro urlo trasforma l’ambiente in qualcosa di sinistro.
Su ogni lato ci sono delle porte, tutte uguali, con uno sportellino per vedere all’interno.
Si spendono molte parole in giro sulle stranezze di Mr. Talbot e all’improvviso sono spaventata a morte.
Sembra il corridoio di un albergo equivoco o di una prigione. Cosa ci sarà dietro quegli usci chiusi?
Non voglio saperlo. Se quella donna ha bisogno di aiuto, non posso ignorarla.
Mi avvicino alla porta da dove proviene la voce e sfilo tremante il gancio che tiene chiuso lo sportello. Mi si presenta una scena inaspettata.
Al centro della stanza c’è una donna nuda, in piedi, appesa per le mani a delle catene che pendono dal soffitto e bloccata al pavimento, con le caviglie divaricate, da dei bracciali metallici.
Al suo fianco un uomo, altrettanto nudo e con il membro in evidente erezione, tiene in mano una sorta di frusta, formata da lunghe frange color cuoio, che accarezza lentamente con la mano. Ampi segni scarlatti ricoprono la schiena della donna dalle spalle fino alle cosce.
Davanti a lei, inginocchiato, c’è un altro uomo. Il viso è affondato in mezzo alle sue gambe e una mano si muove tra le cosce con un rapido ritmo a stantuffo.
Quello in piedi solleva la frusta e la colpisce sulle reni, facendola inarcare contro la bocca dell’altro. Ancora un grido, rauco e prolungato, la testa gettata all’indietro, mentre la mano tra le sue gambe aumenta il ritmo.
Sono incatenata a quella scena come la donna al soffitto. Una vampata di calore mi parte dal basso ventre e si diffonde in tutto il corpo. Quella parte di me di cui avevo dimenticato l’esistenza va a fuoco, come se la mano dell’uomo inginocchiato fosse proprio lì, in mezzo alle mie cosce.
Il successivo colpo di frusta mi fa sussultare all’unisono con la donna che s’inarca e le dita che la tengono ferma affondano più forte nella morbida carne della natica.
Sono combattuta tra la paura per la mia trasgressione e l’eccitazione per l’oscuro erotismo che emana quella scena. Gli anni di astinenza mi creano dei pensieri molto strani.
Un altro colpo di frusta e una sensazione calda e umida si spande nelle mutandine.
“Cosa ci fa qui?” 
Una voce profonda e roca, calda come whisky invecchiato in barrique, mi accarezza le orecchie. Salto per aria e il mio cuore parte in un ritmo forsennato.
Nonostante il sudore sotto il vestito pesante, una lama gelata mi si pianta nella nuca.
Vorrei girarmi, ma le gambe e le braccia non sembrano voler rispondere ai comandi.
Il caldo, l’eccitazione, lo spavento, tutto sembra congiurare contro la mia sanità mentale. Quando una mano rovente mi si appoggia su un fianco, tutto il mio corpo si focalizza su quel punto e sento la coscienza slittarmi via dalle mani, come se fosse su una lastra ghiacciata.
Sto svenendo!
Il mio ultimo pensiero razionale, prima che il buio mi accolga nel suo abbraccio.

***

Riprendo conoscenza sdraiata sulla schiena. Le gambe sono sollevate e i polpacci appoggiano su una superfice soffice e vellutata. Il profumo di rose selvatiche e di tabacco mi riempie lentamente i polmoni.
Non ho il coraggio di aprire gli occhi. So esattamente dove sono e ho paura di guardare in faccia l’uomo di cui sento la presenza accanto a me.
Ho trasgredito alle regole e rischio il posto. Sono in guai seri. Come farò a uscirne?
Alla fine sospiro e decido di aprire gli occhi.
Mr Talbot è affondato nella poltrona accanto al divano. Ha le gambe incrociate e una mano appoggiata a una guancia per sostenere la testa. Con l’altra tiene un sigaro da cui si alzano lenti riccioli di fumo profumato. Vaniglia, forse. Insieme alle rose selvatiche rende l’atmosfera quasi afrodisiaca.
I nostri occhi s’incollano e per qualche secondo restiamo sospesi una dentro l’altro.
“Si sente meglio?”  Talbot ha il tono basso e profondo e suona corde dentro di me che vibrano all’unisono. “Vuole qualcosa da bere?”
“Sì, la prego.” rispondo, con la voce flebile dall’imbarazzo.
D’istinto mi liscio il grembiule. Per fortuna la mia armatura è ancora intatta, compreso il fazzolettone dove nascondo i capelli.
Mi sollevo seduta e appoggio i piedi per terra. I pensieri sono come le volute di fumo del suo sigaro che si arricciano nella testa senza seguire una direzione.
Talbot mi porge un bicchiere di acqua fresca e il liquido che scende lungo la gola attenua un po’ il calore che sembra avvolgermi come una coperta troppo pesante.
“Lo sa che è una zona proibita quella?”
Io annuisco con il bicchiere ancora appoggiato sulle labbra, e non oso guardarlo in faccia. Sono sicura che mi brucerebbe con le fiamme che sento ruggire sotto il tono della sua voce.
Lui rimane in silenzio, forse aspetta una spiegazione.
In fondo gliela devo. Se voglio salvare qualcosa da questa giornata sarà meglio che sia onesta.
Appoggio il bicchiere sul tavolino e sollevo gli occhi.
Lui mi fissa con un’intensità  che sembra solidificare l’aria che ci separa. Non ce la faccio a sostenere il suo sguardo e con il sangue che mi pulsa nella gola, riabbasso gli occhi sulle mani intrecciate in grembo.
“Mi dispiace” sussurro. “Sapevo che non si poteva andare là, ma ho sentito gridare…”
Quella scena sconcertante e intensamente erotica mi ricompare davanti e sento un’ondata di calore nel basso ventre. “Non sapevo…”
Che dire? Non sapevo a cosa erano destinate quelle camere? Non sapevo che avrei trovato una scena da film pornografico dietro quella porta?
“Quel grido…”
Lui mi guarda in silenzio. Stringe gli occhi e mi studia con un’attenzione che mi fa rimescolare lo stomaco. Il corpo sembra rilassato contro l’ampio schienale della poltrona, ma un leggero spasmo della mascella mi fa capire che è solo apparenza.
Talbot è un uomo che sa mascherarsi dietro la freddezza, ma io ho troppa esperienza e riconosco i segni nascosti della tensione. E’ solo questione di sopravvivenza. Se impari da dove arriva il pericolo, hai qualche speranza di schivarlo.
“Come si chiama?” mi chiede all’improvviso.
Le vibrazioni sensuali del suono mi fanno sciogliere qualcosa dentro.
“Amy.” 
Lui si sporge verso di me senza mai staccare gli occhi. Lo sguardo vaga dalla testa al collo, alle spalle e alle mani che tengo strettamente intrecciate fino quasi a farmi male. Poi scende in basso e si ferma sulle grosse scarpe da ginnastica che indosso.
“Da cosa ti nascondi Amy?” La voce è un refolo di fiato, ma io sussulto con violenza come se avesse gridato.
La domanda mi coglie completamente impreparata. I miei occhi devono avermi tradita e il suo sguardo cambia, si ammorbidisce, come una lieve carezza che mi disegna il contorno del viso.
Poi ritorna della stessa consistenza granitica di prima, ma sempre con quel fuoco che riscalda l’intenso marrone dei suoi occhi.
“Ho bisogno di lavorare.” 
Devo sviare il discorso da questo terreno che per me è più che minato. Lui stringe ancora gli occhi e dà un’altra boccata al sigaro, buttando il fumo verso l’alto con un brusco movimento della testa.
“La ditta ha avuto l’ordine tassativo di tenersi alla larga dall’ala est. Qualsiasi intrusione e perde il contratto.”
Inspiro bruscamente e lo guardo esterrefatta. Mi avevano solo detto di non andarci… Mi butteranno fuori!
Questo lavoro è la mia unica possibilità di sopravvivenza, a meno che non trovo qualcosa subito. Il conto in banca è già in rosso e senza la paga di questo mese dovrò lasciare anche il minuscolo monolocale fatiscente dove abito.
Accidenti al mio capo. Poteva avvertirmi di questo divieto così tassativo. Ma sarebbe cambiato qualcosa se lo avessi saputo? Per me era una richiesta d’aiuto, e non ho fatto niente di veramente sbagliato.
All’improvviso la rabbia sostituisce il senso di colpa.
“Mi dispiace,” sollevo il mento in un gesto di sfida, se mi cacciano almeno uscirò con dignità “ma ho pensato che qualcuno avesse bisogno.”
La collera vibra nella mia voce e negli occhi di Talbot passa un lampo di divertimento.
“Capisco le sue ragioni, ma io non posso passarci sopra.”
“La colpa è mia, lasci stare la ditta. Me ne andrò, se è questo che vuole.”
Faccio per alzarmi dal divano, ma una presa irremovibile si stringe sul mio polso, rimandandomi seduta. Il calore della mano mi attraversa la pelle e si diffonde lungo il braccio.
“Non abbia fretta, mia cara. Potremmo metterci d’accordo” mi dice, con il tono soave di chi sta imbastendo la sua trappola. “Diciamo così. Lei fa qualcosa per me e io evito di stracciare il contratto.”
Dentro di me comincio a tremare. Se la metà dei pettegolezzi che girano su di lui rispondono a verità, sono in pericolo solo a rimanere nella stessa stanza. Cosa vorrà da me?
Poi penso alla fatica che ho fatto per trovare questo lavoro. Senza documenti validi e quelli nuovi ancora di là da arrivare, ho un bisogno vitale di questi quattro soldi. Sono con le spalle al muro. Non posso semplicemente continuare a fuggire. Non ho niente da perdere e tanto vale tentare l’impossibile... Se quello che vuole da me gli interessa davvero posso provare a contrattare.
Lo guardo dritto negli occhi.
“Eviterà anche il mio licenziamento?” Che brava! Sono riuscita anche a non far tremare la voce.
Lui mi osserva attento. Il dito batte contro la guancia e lo sguardo calcolatore mi percorre da cima a fondo.
“Si può fare. Ovviamente, la posta si alza.” Il sorriso si allarga e lo sguardo si fa sornione, un gatto che ha incantonato la preda.
Un leggero tremito mi prende le mani. Ho combattuto tanto nella vita, quest’uomo non mi potrà portare via niente che non sia già stato distrutto. Mi resta solo il lavoro per poter esistere.
“Faccia la sua proposta.” 
Questa volta faccio fatica a districare le parole dalla gola serrata.
“Voglio che sia mia…diciamo…per due ore.”
La mia mente non registra subito il significato, ma il mio corpo reagisce per primo. Una vampata mi attraversa come il fuoco di un lanciafiamme, spingendo di nuovo il cuore a galoppare in pianure sconfinate.
“Co…cosa ha detto?”  balbetto. Non sono sicura di voler capire quello che ho sentito.
“Voglio poter fare di lei e del suo corpo quello che desidero. Per due ore.”
Adesso la mia pelle è diventata di ghiaccio e sento gli occhi dilatarsi dall’orrore.
Lui ridacchia sommesso, con quel suo tono profondo e vellutato che mi riscalda il sangue.
“Non le farò del male, se è questo che teme. Posso giurarglielo. Ma è l’unica alternativa che le do.” Un lungo sguardo mi lambisce con lentezza dalla testa ai piedi. “Le assicuro che non sarà niente di spiacevole.” Il tono rauco e sensuale.
Io rimango muta con la bocca semi aperta. Mr. Talbot mi ha davvero proposto di lasciargli libero accesso a me e al mio corpo?
“Sono certo che sotto quell’involucro, si nasconda una donna calda e appassionata.”
Si sporge verso di me e mi fissa con lo sguardo che brucia di tutta la sensualità che è imprigionata in quel corpo massiccio. “Gli occhi non mentono e io riconosco i tesori nascosti.”
Lo fisso inebetita. Cosa posso rispondergli? Se dico no, addio lavoro, addio casa e addio vita. Se dico di si…
Rabbrividisco.
Non che Mr. Talbot sia un uomo repellente. Anzi!
Ho fantasticato tante di quelle volte sulle labbra ampie e ferme, dove il contorno sembra disegnato con una matita scura, o su quelle mani, grandi al punto giusto da avviluppare un seno dentro la loro presa ferma o su quelle spalle larghe e muscolose dove afferrarsi nell’impeto della passione.
Ma dargli libero accesso…
Non ho un gran buon rapporto con il sesso. Dopo Nathan, il mio ex, ho giurato che non avrei mai più permesso a un uomo di mettermi le mani addosso.
Mr. Talbot, però, non è uno qualsiasi. E’ la quintessenza del sogno erotico di ogni donna e io stessa ne sono attratta come una falena verso la fiamma.
La lingua rosea si sporge fuori dalla bocca e il mio tentatore la passa con lentezza sul labbro inferiore in un gesto casuale, forse un briciolo di tabacco staccatosi dal sigaro. Io resto ipnotizzata a osservarlo, mentre il calore nel mio stomaco si spande con una velocità febbrile.
Sono terrorizzata, ma allo stesso tempo mortalmente affascinata.
Quest’uomo risveglia dentro di me quel poco di donna rimasta, dopo Nathan.
In fondo cosa mi costa. Sono certa che non mi farà del male. Un uomo nella sua posizione… E potrei mantenere la mia vita.
“Nessuno saprà del nostro patto?” sussurro, guardandolo da sotto in su.
Le labbra di Talbot si rilassano in un accenno di sorriso. Pensa già di aver vinto. Di sicuro l’arroganza non gli manca.
“Nessuno, Amy.” mi risponde, con il suo tono avvolgente. “Ma forse dovrei sapere da cosa ti nascondi?”
Abbasso gli occhi e stringo forte le mani fino a fare diventare bianche le nocche. Le labbra si storcono in una smorfia di disgusto.
“Ex marito.” Ed è l’unica informazione che mi caverà di bocca.
Lo sento cambiare posizione sulla poltrona e l’odore intenso del fumo vanigliato mi solletica le narici.
“Lo immaginavo.” 
Poi si allunga verso di me e mi solleva il mento con l’indice.
“Il tuo segreto è al sicuro con me.” E mi imprigiona gli occhi con il suo sguardo caldo come una notte d’agosto.
Il mio corpo va in fiamme. Che potere ha quest’uomo su di me? La mia mente vorrebbe negare tutto, ma il mio corpo sembra slegato dalla ragione e risponde come se fosse di nuovo integro, come se non fosse mai stato battuto, abusato, ferito.
Io non riesco a emettere un suono davanti a quello sguardo che m’inchioda al divano e con gli occhi dilatati posso fare solo un piccolo cenno di assenso con la testa.
La cioccolata dentro quelle iridi si addensa, oscurandosi fino a diventare quasi nera, come il fondente più pregiato.
“Mi lascerai fare quello che voglio?” La voce è un sospiro e io capisco ciò che dice più dal movimento delle labbra.
Annuisco ancora. Le corde vocali si sono prese una pausa di riflessione.
Un lento sorriso compare su quelle labbra carnose.
“Brava ragazza.”
Rabbrividisco ancora. Mi sto cacciando in qualcosa più grande di me, ma non posso negare di sentirmi anche molto eccitata.
Lui stacca il dito da sotto il mento e torna ad appoggiarsi allo schienale della poltrona.
Rimaniamo in silenzio, mentre lui tira un’altra boccata dal sigaro ed espira nuvole concentriche di fumo aromatico nell’aria.
Appoggia la punta nel posacenere e spinge forte per spegnere la brace.
“Per prima cosa dobbiamo liberarci della corazza.”
Si alza con un movimento fluido delle lunghe gambe fasciate nei jeans e mi porge la mano.
Io esito. Ho detto di si, è vero, ma adesso è la paura a cantare dentro la mia testa.
Talbot s’impadronisce di uno dei miei polsi e tira piano verso di lui. Non mi fa male, ma la sua presa è ferrea e inesorabile. Non è un uomo con cui si può giocare.
E’ l’istinto a rispondere e sono già in piedi davanti al divano.
Mi conduce verso la parete in fondo allo studio, quella occupata dal gigantesco specchio con la spessa cornice di legno chiaro. Al centro passa una barra cilindrica, della stessa tonalità del bordo, fissata con dei supporti metallici al pavimento.
Qualcosa mi dice che non serve a provare arabesque o pliè.
“Per prima cosa liberiamo la testa.”
Le mani di Talbot mi accarezzano il collo per arrivare a slacciare il nodo sulla nuca con cui tengo nascosta la lunga chioma biondo scuro.
Il suo tocco è  delicato, ma la mia pelle reagisce come se l’avesse sfregata con la carta vetrata.
La lunga coda scivola subito fuori dalla sua prigione e si distende in una morbida onda fino a metà della schiena.
Il foulard viene buttato da un lato e Talbot mi afferra i capelli in un pugno e li fa scorrere fino alla punta in una sensuale carezza.
Il fermaglio si apre al suo tocco esperto e mi passa le dita tra le ciocche con l’aria dell’intenditore che sta ammirando un oggetto prezioso.
“Magnifici.”  mormora rauco. “Sembrano di seta. Un delitto tenerli dentro quel fazzoletto.”
La nota di ammirazione mi riempie di farfalle svolazzanti lo stomaco. Lo so che sono belli, sono il mio orgoglio. Ma sono un faro che invita i naviganti a ritrovare la loro terra perduta. Era una delle poche cose che neanche Nathan riusciva a denigrare. Tenerli liberi sarebbe come mettermi un cartello segnaletico.
“Voglio sentirli sopra di me e guardarli mentre scivolano lungo il mio corpo.”
Il contrasto con la sua pelle abbronzata evoca sogni erotici di corpi nudi avvinti e frementi di passione e riscalda la mia temperatura di un altro grado. Di questo passo finirò per sciogliermi.
La sua attenzione, adesso, passa all’ampio vestito a maniche lunghe.
In un attimo il grembiule che porto allacciato in vita cade a terra e Talbot comincia a slacciare i grandi bottoni che tengono la mia armatura ben chiusa fino alla base della gola.
Ogni asola che si sfila è un singulto che mi ferma il fiato per alcuni istanti. Talbot arriva all’ultimo con studiata lentezza e rivela la pelle inumidita sottostante e il casto reggiseno di cotone bianco che nasconde completamente le curve.
Sono in affanno, come se avessi corso dietro all’autobus e il cuore continua a battere come un martello pneumatico. Sarà un miracolo se alla fine delle due ore non avrò un attacco.
Uno sbuffo di disappunto gli esce dalla gola e rompe il silenzio compatto della stanza. M’irrigidisco, aspettandomi qualcosa. Ha promesso. Non mi farà del male.
Nessuno mi ha mai fatto sentire così eccitata e così terrorizzata, tutto allo stesso tempo.
Le sue mani mi accarezzano le spalle, liberandole dallo spesso strato di stoffa che scivola lungo le braccia. Resto imprigionata dai polsini, ancora chiusi, ed esposta allo sguardo incandescente dell’uomo che mi sta davanti. Dita fameliche esplorano ogni centimetro di pelle nuda come se dovesse memorizzare ogni curva, ogni recesso. I palmi scivolano sulle braccia fino a raggiungere i polsi e sfilare le maniche che ricadono verso il pavimento.
Il suo tocco è  una magia, un incantesimo.
Nella stanza calda e afosa, tremo per i brividi che quelle mani mi procurano. L’elettricità scorre dentro di me senza pausa e le scariche mi bruciano lungo la spina dorsale facendo aumentare l’umidità che già sento nelle mutandine.
Talbot stringe tra i pugni l’ampia stoffa del vestito, trattenuto in vita da un grosso elastico, e la abbassa in un solo movimento fino alle caviglie. Un altro grugnito di disapprovazione gli scappa davanti agli slip alti, dello stesso cotone coprente del reggiseno.
“Mi dispiace, non ero preparata.” Questa volta reagisco. Il sarcasmo mi aiuta a non pensare alla paura.
Lui non risponde, troppo concentrato su quello che sta scoprendo.
Accovacciato davanti a me, mi bacia delicatamente una coscia, forse per farsi perdonare, e l’impronta di quelle labbra brucia come se mi avesse marchiata a fuoco.
Un attimo dopo mi libera dal vestito, dalle scarpe e dalle calze e rimango in piedi, rigida, lo sguardo verso il basso, con addosso solo la mia modesta lingerie.
Sfiora la biancheria dozzinale con un sospiro, ma quando fissa lo sguardo su di me non c’è nessun rifiuto. Solo apprezzamento e desiderio, qualcosa che non ho mai visto in nessun altro.
“E’ un crimine nascondere un corpo così bello.” La sua voce mi scivola addosso come miele di castagno caldo.
I polpastrelli mi sfiorano i fianchi, scendono lungo la linea della vita fino alle cosce. I brividi non si sono ancora fermati e il mio corpo è un diapason che vibra al tocco esperto di quelle mani.
Talbot mi prende per il bacino e mi fa ruotare su me stessa, mettendomi direttamente davanti allo specchio. Un pulsante sul muro accende la cornice, gettando un fascio di luce dentro la superficie riflettente e verso di me.
Sono una ballerina e sto provando la suite del lago dei cigni.
Lui resta alle mie spalle, un’ombra che spunta dall’oscurità retrostante. Tutta la luce è concentrata su di me.
Non guardo la mia immagine riflessa. Mi vergogno del mio corpo. Nathan ha lasciato dei segni che evito, quando sono costretta a specchiarmi.
Non voglio che mi veda così. 
Le mani si alzano d’istinto e cerco di coprirmi, mentre contemplo il sottile tappeto dove appoggio i piedi.
“Mani dietro la schiena.”  E’ un ordine e mi afferra i polsi per costringermi a ubbidire. Non posso dimenticarlo. Per quelle due lunghissime ore sono completamente sua.
Le dita di Talbot sfiorano le tracce delle attenzioni del mio ex sulla schiena e proseguono caute fino ai segni che porto sulle gambe e sull’addome. E’ a pochi millimetri da me e sento il suo calore che mi si avvolge intorno.
Mi tira i capelli e mi costringe ad alzare il viso per fare i conti con la donna nello specchio.
“Un corpo così bello” mi sussurra nell’orecchio, mentre continua a sfiorarmi con le dita dappertutto. “Nascosto sotto tutta quella stoffa.” Il rammarico è una nota amara nella sua voce.
Suona così sincero. Come vorrei per una volta sentirmi veramente bella tra le braccia di un uomo sexy da impazzire.
Mi sgancia il reggiseno e lo fa cadere a terra.
L’improvvisa libertà  fa indurire i capezzoli in due piccole pietruzze scarlatte. Gli occhi gli si accendono di una luce famelica e le labbra si posano sulla mia spalla, tracciando un sentiero di fuoco fino al collo, per poi salire verso l’orecchio.
Io m’infiammo come una torcia e un sottile velo di sudore m’imperla la pelle.
“Guardati!” e mi solleva il mento con le dita.
Adesso tra di noi non passa neanche una piccola lamella d’aria. Si è incollato a me come se dovesse ricoprirmi. Attraverso la stoffa sento la sua erezione premermi contro la schiena.
“Non ci riesco.”  sussurro, cercando di tornare a guardarmi i piedi.
“Guardati!” ripete perentorio.
Questa volta si arrotola un pugno di capelli attorno al polso e li tira in modo da impedirmi di abbassare la testa. L’altra mano avvolge un seno in una coppa ruvida e calda. Il pollice comincia a giocare con il capezzolo, sfregando avanti e indietro e riempiendo il mio corpo di scintille.
La bocca è dietro il mio orecchio. Il respiro caldo e profondo spinge le farfalle nel mio stomaco in un volo impazzito. L’eccitazione mi manda in ebollizione il sangue e arrossa la pelle come se la scottasse.
Ho bisogno d’aria, ma quell’uomo non mi da spazio e continua a torturarmi con appassionata determinazione. I denti affondano nel lobo, mentre il pollice e l’indice stringono il capezzolo, ruotandolo tra di loro.
Non resisto.
Chiudo gli occhi e le labbra si aprono per fare uscire un prolungato sospiro che mi si mozza a metà, mentre l’ondata di piacere mi travolge.
Inarco la schiena e il collo all’indietro e mi spingo verso le dita che mi stanno lentamente uccidendo.
Talbot si ferma e io riapro gli occhi sullo specchio.
Mi sta osservando. Nello sguardo gli brilla la luce riflessa di milioni di stelle in un cielo notturno.
“Sei bellissima.”  mi sussurra, le labbra che mi sfiorano la base del collo. “Guardati. Così arrossata per l’eccitazione. Ti tocco e sento la passione che mi brucia le dita. Ti bacio e mi scotto le labbra, come se fossi arroventata.”
Un percorso di baci scende verso la spalla e risale fino a reimpossessarsi dell’orecchio, mentre le magiche dita si spostano sull’altro seno e riprendono il lento movimento attorno al capezzolo.
Una nuova ondata di eccitazione si scarica nelle mutandine.
Butto indietro la testa e mi appoggio alla sua spalla per sostenermi.
Mi guardo attraverso i suoi occhi in quello specchio impietoso, eppure anche fatato, e mi sento veramente bella. Il rossore diffuso rende la mia pelle luminosa e non vedo più le cicatrici del mio passato. Gli occhi luccicano di eccitazione e le labbra sono tumide per la passione.
I nostri sguardi s’incontrano e il calore che emanano quelle iridi scure fonde dentro di me il nucleo duro e compatto che Nathan ha lasciato dietro di sé.
La donna che era, che avrebbe potuto essere è di nuovo lì, davanti a me, liberata dalla sua prigione dall’avida sensualità di questo sconosciuto.
Talbot sembra leggermi nel pensiero e un sorriso possessivo gli solleva gli angoli delle labbra, regalandomi uno sguardo di sfida.
Adesso che sono affiorata in superficie è la mia resa quella che vuole.
Il pollice e l’indice stringono più forte il capezzolo, facendomi sussultare ed emettere un piccolo grido.
La mano che mi teneva imprigionati i capelli si libera e scende verso le mutandine infilandosi proprio sopra le natiche. Accarezza voluttuosamente il mio sedere soffermandosi nella fessura e sfiorando con un dito l’interno delle grandi labbra.
“Sei calda come un vulcano qui sotto.” mi sussurra in un orecchio. “E bagnata da morire.”
Con i piedi mi batte contro le caviglie per farmele allargare.
Un dito s’insinua fino all’ingresso della vagina ed entra con un lento movimento circolare che mi sommerge di desiderio.
“Non vedo l’ora di sprofondare in questa beatitudine, di essere dentro di te e spingermi fino a toccarti l’anima.” Anche il respiro di Talbot si è fatto affannoso. “Ma prima voglio che il tuo desiderio diventi doloroso quanto il mio.” E mi preme con forza l’erezione granitica contro le natiche.
Io non riesco quasi più a pensare. Non credo di aver mai provato un’eccitazione così violenta e il pensiero che lui mi voglia spingere ancora più in là, mi spaventa.
La mano che mi sta massaggiando il sesso si sposta sul davanti e s’infila dentro le mutandine, afferrandomi il monte di venere.
Io guardo ipnotizzata quella mano abbronzata scomparire dentro le mie caste mutande bianche e penso sia la cosa più erotica che abbia mai visto.
Allarga le grandi labbra e con un dito mi sfiora il clitoride turgido e dolente di desiderio, facendomi sobbalzare come se mi avesse toccato con una corrente elettrica.
La bocca scende a mordermi alla base del collo e un altro dito affonda dentro la vagina per raccogliere un po’ del secreto vischioso e cospargerlo sopra il clitoride. Incomincia a sfregare con il polpastrello, alternando movimenti lunghi e lenti ad altri brevi e molto più veloci.
Gemiti sussurrati e prolungati escono incontrollati dalle mie labbra. Le sensazioni si moltiplicano come i lampi in un cielo estivo e il mio corpo trema sotto quell’assalto meraviglioso.
Talbot inizia un gioco letale per la mia sanità mentale fra il clitoride e la vagina. Strofina, affonda e poi sfrega di nuovo, mentre le dita ancora sul capezzolo accarezzano, strizzano e lo ruotano tra di loro.
Sto per impazzire.
Cerco di muovermi, mi dimeno contro le sue mani, ma la sua presa irremovibile mi tiene inchiodata contro il suo corpo muscoloso e rovente e la sua grossa erezione che sfrega contro la fessura tra le natiche.
Sto per venire, lo sento. La pressione sale come in una macchina a vapore e sta per esplodermi nella testa, quando quel mostro si ferma, lasciandomi boccheggiante sull’orlo dell’abisso e con l’eccitazione fuori controllo.
“Adesso sì!”
Si stacca da me e mi lascia disperata e abbandonata. Lo guardo desolata attraverso lo specchio, appoggiandomi alla barra per sostenere le gambe che fanno fatica a reggermi.
“Perché…” sussurrò rauca, senza capire cosa stia succedendo.
Lui mi sorride con una scintilla di divertimento negli occhi. Si toglie la camicia e slaccia la cintura di cuoio dei jeans.
Per un secondo rimango paralizzata. I fantasmi del mio passato ricompaiono in tutta la loro crudeltà.
Con sollievo lo vedo slacciare il bottone e abbassare la cerniera, liberando in un attimo le lunghe gambe abbronzate e muscolose dalla guaina dei pantaloni. L’erezione spinge contro il tessuto elastico dei boxer e deliberatamente abbassa lento l’elastico, facendo uscire il membro rigido e turgido attraverso la scritta Armani.
Tutto è grande in quell’uomo e quell’asta grossa e gonfia mi fa seccare la bocca.
Con una mano afferra la pelle che gli ricopre il glande e osservo il suo riflesso che la fa scorrere avanti e indietro, mimando con i fianchi i movimenti della mano. Intanto mi sorride, come se sapesse esattamente il potente effetto che quella vista ha su di me.
Si allunga di lato per afferrare un basso panchetto, rivestito di un tessuto damascato giallo, e torna alle mie spalle.
“Sali.”
Le gambe hanno smesso di tremare, ma il nucleo incandescente al centro del mio sesso sta pulsando inesorabile. Vorrei sfidarlo. La rabbia di essere stata abbandonata sulla cima del precipizio, mi fa resistere al suo ordine. Stringo le labbra e lo sguardo che gli lancio non è del tutto amichevole.
Lui mi da uno schiaffo sul sedere e mi spinge per salire. “Sei mia per queste due ore.”
Una semplice constatazione e non posso che prendermela con me stessa per aver accettato. Appoggio i piedi sul tessuto vellutato e vi salgo sopra, girandomi a guardarlo in faccia.
Talbot fa un gesto circolare con la mano. “Allo specchio.”
Io mi volto riluttante verso il mio riflesso. Ho perso un po’ della mia spavalderia. Questa interruzione mi ha lasciato vogliosa e dolorante.
Con entrambe le mani mi sfila le mutandine, facendomi sollevare i piedi per buttarle via.
“Mai più questa biancheria dozzinale!”
Torna a incollarsi dietro la mia schiena, piantando l’erezione tra le natiche. Una mano si chiude intorno a un seno e l’altra avvolge completamente il pube. “Solo seta e pizzo d’ora in avanti.” sussurra all’orecchio, insinuando la lingua dentro il padiglione. Poi strapazza i peli che ho sul pube. “E questi, via!”
Io non capisco. Perché gli dovrebbe importare qualcosa di me dopo queste due ore?
Mi fa allargare le caviglie e abbassa il pene fino a infilarlo tra le mie gambe. Una mano scende a titillarmi il clitoride, mentre l’altra riprende a torturarmi il capezzolo.
Talbot comincia un lento movimento avanti e indietro, sfregando il membro gonfio contro le labbra del mio sesso.
Io osservo rapita la testa violacea che spunta tra le mie gambe, avanzando e ritraendosi come se giocasse a nascondino. Lui geme sommesso contro il mio orecchio. L’eccitazione balza come un leone sulla preda e il dolore diventa quasi insopportabile.
“Ti prego.” Credo di stare per esplodere. Se non vengo adesso dovrò raccattare i pezzi del mio cuore espulso dalla cassa toracica.
Lui si ferma di nuovo e io credo di morire. Quasi mi viene da piangere.
“No…Nooo.” Lo supplico. Questa si chiama tortura!
Lui mi appoggia una mano sulla schiena e mi fa piegare in avanti. Mi fa segno di appoggiare le mani sulla barra di legno e mi afferra le natiche sollevandole verso l’alto.
“Tieniti stretta.”
Torna a infilare il membro tra le mie gambe, questa volta alla ricerca dell’entrata del paradiso.
La punta dura e turgida si appoggia all’ingresso e spinge piano per entrare. Nonostante sia bagnata fradicia, il passaggio è faticoso. È tanto tempo che non faccio sesso e la mia vagina non è più abituata ad avere ospiti.
Con un lieve moto ondulatorio, la punta affonda sempre di più, fino a superare l’entrata e a dirigersi verso la meta.
Le pareti si allargano, il fluido lubrifica e la sensazione di pienezza e di sublime martirio sale alle stelle, mentre mi sento riempire da quella turgida asta rovente.
Alla fine lo sento toccare il fondo, mentre inarco la schiena per permettergli un accesso migliore.
Lui si ferma per aggiustare la posizione. Una mano ritorna sul clitoride che soffre di solitudine e riprende a strofinarlo con insistenza. L’altra mano mi tiene il fianco e il corpo muscoloso di Talbot alle mie spalle comincia a muoversi avanti e indietro. Lenti affondi regolari mi accarezzano e distendono le pareti fino in fondo, poi veloci, forti e sincopati che sfregano con vigore contro il morbido tessuto, mandando a fuoco ogni terminazione nervosa.
“Così stretta…così stretta.” geme, rauco.
La mancanza di pratica mi fa sentire l’impronta del suo pene in ogni suo minuscolo particolare: le vene tortuose e gonfie e la pelle spessa e vellutata che scorre lungo le pareti rese ipersensibili dal continuo lavorio sul clitoride.
Io sono al di là della coscienza. Una fascia di calore mi si stringe intorno alle reni e i movimenti del bacino, che spingono dentro di me il membro eretto, portano l’eccitazione alla soglia della follia.
Anche Talbot sta perdendo il controllo. Geme e grugnisce dietro di me, mentre il ritmo si fa frenetico e la mano sul clitoride segue a ruota la velocità delle spinte.
L’orgasmo mi risale lungo le gambe come una corrente ad alta tensione e raggiunge in un secondo il fulcro del mio sesso. Incomincio a muovere il bacino anch’io per andargli incontro e innescare l’esplosione che allevierà la pressione che sento ormai oltre al limite.
“Vieni, vieni per me.”
Le dita sul clitoride si stringono intorno alla protuberanza e il mondo attorno a me esplode in milioni di frammenti, mentre comincio a gridare per il piacere che si diffonde lungo il mio corpo alla velocità di una valanga.
Niente mi ha preparato a quest’orgasmo potente e devastante. Continuo a tremare e a gemere sotto le onde alte del godimento, finché mi accascio su me stessa, quando le gambe smettono di reggermi in piedi.
Talbot mi circonda con le braccia afferrandosi alla barra e continua a pompare dentro di me con forza, prolungando il mio piacere fino alla soglia dell’incoscienza.
Lo sento inarcarsi dietro di me come per spingersi ancora più giù e poi fermarsi e un lungo gemito singhiozzato gli esce dalla bocca spalancata.
Gli spasmi della sua liberazione s’infrangono sulle pareti del mio sesso, mentre gli spruzzi caldi lo inondano. Riprende a muoversi e la frizione mi procura un altro orgasmo che mi fa unire al suo grido di godimento.
***

Sono di nuovo sdraiata sul divano di pelle. Talbot è al mio fianco e il suo corpo sodo aderisce contro il mio come se fossimo incollati. Ha la testa sollevata su una mano e guarda lontano, mentre con l’altra disegna cerchi concentrici sulla mia pancia.
Durante queste…due ore? Solo? Mi sono sembrate un giorno… Talbot mi ha insegnato cose su me stessa e sul mio corpo che neanche sospettavo. Il concetto di orgasmo multiplo non è più un mistero per me e se avevo delle fantasie sulle sue capacità amatoriali, la realtà ha sbaragliato qualsiasi aspettativa.
Sazia e appagata, aspetto che mi torni l’energia sufficiente per alzarmi, rivestirmi e uscire da quella stanza satura di sesso, anche se le languide carezze di Talbot mi fanno desiderare di rimanere lì per sempre.
Finalmente, formulo un pensiero coerente. “Dovrei andare.” dico, piano, mentre uno dei cerchi mi sfiora un capezzolo, spedendo un brivido a riscaldare di nuovo quella parte di me che credevo morta.
Il tocco di quell’uomo ha un potere totale su di me, anche dopo tutto il piacere che mi ha dato.
“Ho una proposta da farti.” La mano calda di Talbot si ferma sulla pancia. “Questa è casa mia, ma è anche la sede di un club esclusivo. Un posto dove si riuniscono persone con dei desideri particolari e vengono qua per liberare le loro fantasie più segrete e renderle reali.”
Mi torna in mente la scena dietro quella porta e un brivido mi passa lungo la schiena. Dove può arrivare l’immaginazione dell’animo umano?
“L’unica regola è che sia consensuale, responsabile e sicuro. Ci sono personaggi importanti e di spicco che frequentano questo club e io assicuro loro privacy e la riservatezza necessaria per sentirsi liberi di lasciarsi andare.”
La conferma di alcune voci che si sentono su di lui, anche se nessuna si era mai spinta così in là.
“Vorrei che lavorassi per me.” 
Sussulto. Mi sta prendendo in giro?
Ma Talbot, invece, è tremendamente serio. “Con il tuo passato sono certo che non farai mai nulla per mettere a rischio la privacy di queste persone e con le amicizie che ho acquisito, posso aiutarti a liberarti definitivamente del tuo ex.”
Non posso credere a quello che sento. Lui possiede un club e vuole che lavori qui?
Stamattina sarei scappata a gambe levate, ma dopo quelle due ore d’inferno/paradiso, dove mi ha costretta a liberare alcune delle mie pulsioni, non sono più tanto sicura del mio rifiuto.
“Inoltre…” Il tono è diventato rauco e basso e mi accarezza i sensi come velluto morbido e spesso. “… è già da un po’ che voglio liberare la donna cha hai nascosto così bene dietro quella corazza.”
Le sue parole penetrano nel mio cervello aprendo un fiume di lava liquido che scorre impetuoso fino alla punta dei miei piedi.
“Non crederai che non ti avessi già notata. Io amo le sfide e la tua suona come una marcia trionfale per i miei sensi.”
Il suo sguardo è  scuro e tempestoso e il suo membro flaccido contro la mia coscia ha un moto di vita e lo sento irrigidirsi.
“Voglio liberare la passione e la sensualità che tieni chiusa in quella scatola da qualche parte, voglio realizzare tutte le tue fantasie e spingerti oltre il limite per crearne delle nuove, voglio che il tuo corpo conosca il piacere in ogni sua forma e la mente lo segua libera nella scoperta delle sue infinite possibilità.”
Adesso sono assolutamente senza parole.
Quest’uomo mortalmente sexy e impareggiabile amante sta proponendo proprio a me una relazione sessuale. Uno che potrebbe avere qualsiasi donna, se solo lo volesse.
“In fondo è una proposta onesta. Un lavoro e protezione, in cambio di libero accesso.”
“Questo farebbe di me una puttana.” Insorgo contro quel pensiero orrendo. Il prezzo da pagare per la mia sicurezza.
“Assolutamente no!” protesta lui con veemenza. “Il tuo lavoro non centra nulla con questo. Solo io ed esclusivamente io penserò alla tua…diciamo educazione. Nessun altro potrà avere questo bellissimo corpo, fino a quando il nostro patto rimarrà effettivo. Non mi piace condividere.”
Credo di essere finita in un film. Non posso davvero aver sentito uscire da quella bocca sensuale le parole che ho appena udito.
“Il patto è necessariamente… “tutto compreso”?”
La sua bocca sorride, anche se l’espressione degli occhi non cambia e rimane puntata su di me con l’intensità di un raggio laser.
“Sì! Tutto o niente.” Poi il tono si ammorbidisce. “Non riuscirei a vederti in giro per il club senza sapere di poterti avere di nuovo, mentre gemi e gridi sotto le mie mani e il tuo corpo s’infiamma e brucia come un incendio alimentato dal vento.”
Il membro contro la mia coscia ha un altro sussulto e di nuovo s’inturgidisce, rinascendo a nuova vita. Talbot è un uomo sorprendente. Sembra già pronto per ricominciare.
“E se non accetto?”
“Puoi tornare dietro la tua armatura e lavorare per loro.” mi risponde con un tono di disprezzo.
Certo, fare le pulizie non è un gran che e il mio capo è uno sfruttatore avaro, ma è tutto quello che ho e finora mi ha permesso di sopravvivere.
Rimaniamo in silenzio a guardarci, mentre respirare diventa difficoltoso.
Non ho mai incontrato un uomo così sensuale ed eccitante e il fatto che si sia fissato proprio su di me mi riempie di un desiderio feroce che mi fa aggrovigliare lo stomaco.
Conosco poco di me stessa e buona parte l’ho capito in queste due ore. Che cosa ci sarà ancora da scoprire, oltre alle fantasie erotiche che Mr. Talbot evoca solo guardandomi negli occhi? Ma, soprattutto, ho paura di quello che troverò?
Il silenzio si protrae ancora per qualche secondo. Io fisso incantata lo sguardo carico di lusinghe e aspettative e mi immergo nel cioccolato fuso di quegli occhi, perdendo ogni contatto, ogni sicurezza.
“Non so neanche il tuo nome” sussurro roca, mentre la ragione dentro di me grida di alzarmi e fuggire. Ma il mio corpo ha deciso in altro modo.
Le sue labbra si aprono e si allargano in un sorriso aperto, mentre il brutale desiderio che leggo in lui mi stordisce come un bicchiere di whisky trangugiato tutto d’un fiato.
“Silvester. Ma puoi chiamarmi Silk, come fanno tutti.”
Abbassa la testa e s’impadronisce della mia bocca, realizzando le promesse racchiuse nel suo nome.
Il patto è firmato e la mia nuova vita comincia ora, con quel bacio.

FINE


CHI E' L'AUTRICE
 MARIA CRISTINA ROBB è nata a Bologna e vive a Castel Maggiore, con la sua famiglia: un marito e una figlia. Fa l’infermiera da oltre ventanni nel dipartimento di chirurgia di un grosso ospedale universitario in cui si occupa anche di ricerca.  Si definisce una lettrice compulsiva e ha sempre desiderato poter scrivere qualcosa che desse agli altri le stesse emozioni che prova lei quando tiene un libro tra le mani. Per questo ha frequentato alcuni corsi di Scrittura Creativa e Collettiva che le hanno fornito validi elementi per affinare il suo stile.  Il suo debutto è stato il concorso sul blog “La Mia Biblioteca Romantica”, dove il suo racconto “Mr. Talbot” è risultato vincitore di una rassegna di Romance Erotico.  Da allora ha continuato a scrivere, pubblicare su blog e partecipare a contest dove è risultata tra i finalisti in diverse occasioni. Di recente, con lo pseudonimo di Sissi Drake ha iniziato a pubblicare racconti appassionanti ed erotici per Youfeel (Garzanti).

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21 commenti:

  1. Cristina M.21/11/12, 10:21

    FANTASTICO! EROTICO E SENSUALE, COINCISO ED EMOZIONANTE. INSOMMA, UN EROTICO A TUTTO TONDO!
    BRAVA, BRAVA E ANCORA BRAVA!

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  2. Molto bello..avrei voluto leggere di più :-D
    Brava!!
    Juliet

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  3. la prima cosa che ho pensato quando ho iniziato a leggere è stata: che strano usa il presente. sono talmente abituata a leggere in passato che mi sembra un'anormalità... nel complesso mi è piaciuto molto, anche se con le premesse che ha dato mi immaginavo che le scene di sesso sarebbero state più aggressive. forse il signor Talbot era un pò troppo gentile visto l'ambiente che frequenta. mi piacerebbe leggere il seguito, c'è ancora tanto da sapere. chi lo sa magari un faccia a faccia con l'ex marito dopo il cambiamento di lei... mi piacerebbe davvero poter leggere altri capitoli. complimenti all'autrice. veramente un bel racconto, speravo di non arrivare mai alla fine...Tablot è molto affascinante e le premesse sono ottime per un bel libro.

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  4. Complimenti ! Un bel racconto molto sensuale..!

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  5. bello, bello ,bello...il finale aperto mi è piaciuto molto mary

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  6. Complimenti RobbySissy!
    Letto d'un fiato.

    Viv

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  7. alessandra21/11/12, 19:38

    bellissimo!!!! sensuale, erotico, senza necessariamente sfociare nella volgarità. complimenti davvero.

    RispondiElimina
  8. Maria Cristina sei stata bravissima, una bella rivelazione! Sensuale, anzi erotico al punto giusto. Temevo quasi una sessione di sesso estremo, visto l'inizio, però per fortuna è stata invece solo tanta passione travolgente.
    Brava!

    Libera

    RispondiElimina
  9. Il racconto mi sarebbe piaciuto molto, molto di più se non ci fosse stata la scena delle frustate, che mi ha disturbato parecchio.
    Sei riuscita a creare un'atmosfra talmente alta dal punto di vista erotico, e qui ti faccio i miei complimenti, che a mio parere non avevi bisogno di questa scena "violenta" anche se "consensuale".
    PATTY

    RispondiElimina
  10. Questi racconto è fantastico, e concordo con altri che hanno scritto prima di me: vorrei leggerne di più. Diciamo le cose come stanno: voglio il romanzo di Amy e Silk (il soprannome di lui però è buffo!XD)

    All'inizio leggere questo romanzo al presente mi ha lasciato un po' basita, perché sinceramente ho sempre pensato che avesse poco impatto, come tempo verbale. Con questo racconto invece posso ricredermi tranquillamente: il presente può essere usato benissimo, basta solo essere capaci di farlo!
    Mr Talbot è davvero uno scritto perfetto. Erotico senza essere volgare, coinvolgente e profondo pr quanto riguarda la storia di Amy, solo abbozzata, ma imbastita abbastanza semplicemente per far capire al lettore cosa le sia successo in passato... anche le premesse per una bella storia d'amore, decisamente travolgente e profonda, ci sono alla grande.

    Non mi resta dunque che farti dei complimenti vivissimi e un grande in bocca al lupo per il futuro!
    Silvia

    RispondiElimina
  11. Sei davvero brava Maria Cristina !
    Complimenti, il racconto si legge tutto d'un fiato.
    La storia è intrigante e non volgare.
    Buona fortuna per il tuo racconto e spero di leggerti ancora in futuro
    Sara

    RispondiElimina
  12. Qs seconda lettura me lo ha fatto apprezzare ancora di più, veramente un racconto bellissimo, sensuale, erotico e tanto romantico (il mio momento preferito è quando lui le confessa di tenerla d'occhio già da un po' di tempo; aspettava solo il momento giusto x dichiararsi, xché tutti i suoi gesti e le sue parole nn sono altro che una dichiarazione d'amore x Amy, un uomo passionale e dolce al contempo).
    Anche lo stile di scrittura mi piace molto, con tante metafore molto poetiche ma mai ridondanti.
    Lo so che nn c'entra niente, ma Mr. Talbot mi ricorda Rehvenge, uno dei vampiri di J.R. Ward.
    Vogliamo parlare del lato oscuro di Amy? Molto più accentuato, a mio avviso, nonostante le apparenze, di quello di Mr. Talbot; a dispetto delle violenze subite dal marito lei si eccita assistendo ad una scena di erotismo sadomaso, siamo proprio un bel rebus...
    Infine, ho adorato la determinazione di Mr. Talbot nell'omaggiare il corpo segnato di Amy, ma che a lui si rivela perfetto, il suo desiderio di renderle, con il sesso e l'amore, la sicurezza in sé stessa che l'ex marito le ha tolto con le violenze. Complimenti vivissimi a Maria Cristina!

    RispondiElimina
  13. Tra tutti quelli in gara questo è stato uno dei miei preferiti, complimenti Maria Cristina!!!!
    Silvia S.

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  14. Anche a me è piaciuto moltissimo: intrigante, sensuale e scritto davvero bene. Complimenti Maria Cristina!

    RispondiElimina
  15. Complimenti!
    Un racconto bellissimo, a tratti dolce, e molto sensuale.
    Sei strada brava a tracciare l'intimità dell'anima nei personaggi, che non si distanzia dalle scene hot.
    Forse avrei gradito meno metafore perchè in alcuni, piccoli, punti mi hanno distratta. Ma sono inezie rispetto alla portata del racconto.
    Bravissima!
    N.B. Non ho esperienza in racconti erotici, e partecipando ho fatto un pò di confusione con il mio racconto... ma tu hai chiarito ogni dubbio!
    Valentina

    RispondiElimina
  16. Veramente molto bello!Erotico e intrigante dalla prima all'ultima parola, complimenti!

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  17. Sensuale!!! Intrigante e molto erotico, senza scadere nella volgarità. Complimenti.marina

    RispondiElimina
  18. Fantasioso, raffinato, scorrevole, e soprattutto esente da vocaboli volgari.Brava ! Sei proprio una scrittrice talentuosa.

    RispondiElimina
  19. bello, molto dolce e delicato... non mi sorprende la bravura di quest'autrice,
    visto che appena avevo letto il racconto di quest'estate ne avevo già dichiarato la vittoria...

    RispondiElimina
  20. Un racconto magnifico, estremamente ben scritto, eccitante e mai volgare. Complimenti!

    RispondiElimina

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