I RACCONTI DI ROSSO FUOCO: 'IL RISVEGLIO DEI SENSI' di Laura Gay


*Attenzione! La lettura di questo racconto è consigliata ad un pubblico adulto.*


Arizona, 1860

Susan si rigirò nel letto. Non riusciva a dormire. Continuava a tornare con la mente a quel giorno di due settimane prima quando aveva soccorso Roy McCarty, ospitandolo in casa sua.
Sospirò. La sua ferita alla gamba era quasi guarita. Presto se ne sarebbe andato e lei sarebbe rimasta sola. Di nuovo. Come aveva fatto ad affezionarsi così a lui? Non era altro che un pistolero! Si era sempre tenuta lontana da uomini di quella risma, cosa era cambiato? E perché si sentiva così turbata al pensiero che Roy dormisse nella stanza a fianco?
Erano passati solo due anni da quando Thomas, il suo povero marito, l’aveva lasciata a causa di una polmonite. Possibile che le mancasse tanto un uomo?
Emise un gemito sommesso e si girò su un fianco. Roy non era un compagno adatto a lei; doveva dimenticarlo! Ma come, se la sua sola presenza l’accendeva di desiderio? Si raggomitolò in posizione fetale e chiuse gli occhi, pregando Dio di allontanare da lei ogni tentazione. In cosa si era tramutata? In una svergognata, pronta a gettarsi fra le braccia di uno sconosciuto?
In quel momento sentì  uno scricchiolio nel corridoio. Tese l’orecchio, captando un rumore di passi e un lieve fruscio. Poi la maniglia della porta venne abbassata e l’uscio si aprì. Trattenne il fiato, mentre la figura di un uomo alto e muscoloso varcava la soglia. Indossava solo un paio di pantaloni ed era completamente nudo dalla cintola in sù. Cielo, si sentiva la gola secca. Quasi non riusciva a parlare.
– Susan? – la chiamò lui sottovoce.
– Mr McCarty… cosa fate qui? Vi sentite male?
Lui si appoggiò  allo stipite della porta e incrociò le braccia sul petto. Un sorriso pigro gli addolcì lo sguardo.
– Non eravamo d’accordo che mi avreste chiamato Roy? Detesto le formalità. Non vi sono abituato.
Si tirò su a sedere, irrimediabilmente tesa. – Non avete risposto alla mia domanda.
– C’è bisogno di una risposta?
Lo vide avanzare verso di lei, il corpo teso, virile. In quel momento avrebbe dovuto intimargli di uscire dalla sua stanza, minacciarlo di mettersi a urlare, ma la sua voce si rifiutò di collaborare. Si ritrovò a seguire con lo sguardo ogni suo movimento, il cuore che le batteva furioso nel petto.
Roy si sedette sul bordo del letto e accese la lampada a olio, posata sul comodino.
– Così va meglio. Voglio vedervi con chiarezza.
Susan deglutì. – Co-cosa avete intenzione di fare?
In risposta lui si chinò su di lei, catturandole le labbra in un bacio mozzafiato. Fu come se un fuoco indomabile si fosse acceso all’improvviso dentro il suo corpo. E si sentì perduta.

Roy non sapeva cosa gli fosse preso. Era solo consapevole di essersi ritrovato all’improvviso davanti alla porta di Susan Sullivan, con intenzioni poco rispettabili. Sentiva formicolare i polpastrelli per il desiderio di toccarla mentre le infilava la lingua in bocca, assaporandola.
– Susan, tu mi stai uccidendo – le disse in un sussurro, la bocca ancora incollata alle sue labbra. Poi l’attirò nuovamente a sé, con un gemito roco, di gola.
Dio, era meravigliosa! Baciava come una ragazzina timida, alla prima esperienza. Tuttavia percepì nel suo intimo il risveglio di una grande passione. La sentì aderire al suo corpo eccitato e ricambiare il bacio con crescente entusiasmo.
Roy inalò il profumo della sua pelle: una fragranza deliziosa di fiori di campo. – Ti voglio. Ora. Susan sussultò. I suoi occhi neri lo scrutarono incerti, ma lui non le diede il tempo di pensare e prese ad accarezzarle i seni, attraverso la stoffa sottile della camicia da notte.
– Anche tu lo vuoi. Lo so. ...



Le pizzicò un capezzolo e la sentì gemere forte mentre gettava la testa all’indietro, in preda a un piacere divorante. I lunghi capelli castani le ricaddero sulle spalle, come una pesante cortina di seta e lui vi affondò le dita della mano libera, mentre l’altra continuava a stuzzicare i suoi seni. Cristo, erano così sodi, i capezzoli duri come sassolini.
– Devo entrare dentro di te. Non posso aspettare.
 – Oh, sì.
Susan si sdraiò, sollevando la camicia da notte e allargando le cosce per lui. Era terribilmente sensuale, nella sua innocenza.
Eppure, invece di affondare immediatamente dentro di lei, le dedicò un sorrisino ironico.
– Oh, no dolcezza. Via la camicia da notte. Ti voglio completamente nuda, sotto di me.
Lei arrossì e si morse il labbro. Pareva preda di una battaglia interiore.
– Non mi sono mai spogliata davanti a un uomo.
Roy inarcò un sopracciglio. – Neppure davanti a tuo marito?
– No. Lui sosteneva che fosse indecente.
Roy rise piano. – Togliti i vestiti e ti dimostrerò che tuo marito aveva torto. Non c’è nulla di indecente nella nudità. Dio non creò forse Adamo ed Eva completamente nudi?
Susan tornò a tormentarsi il labbro, come se stesse valutando la sua risposta. Poi, lentamente, si sollevò per sfilarsi la camicia da notte. Quel semplice gesto parve terribilmente erotico, fatto da lei.
Roy la fissò  con occhi bramosi. Dio, se era bella! Aveva la vita sottile e i seni grandi come mele mature, mentre la pancia era piatta e i fianchi dolcemente arrotondati.
Si inginocchiò  di fronte a lei e il materasso scricchiolò sotto il suo peso. Si sbottonò i calzoni, senza distogliere mai gli occhi da quelli di lei. La vide sbattere le lunghe ciglia scure e poi trasalire, mentre liberava la sua erezione.
Davanti al suo sconcerto gli sfuggì un'altra risatina. – Impressionata, dolcezza?
Lei annuì, senza proferire parola. Gli piaceva la sua ritrosia. Era sempre stato abituato ad avere donne di facili costumi o prostitute, nel suo letto. Ora quella novità lo intrigava.
– Vuoi essere scopata per bene, non è vero Susy? – la provocò.
Lei rimase immobile a fissarlo. – Rispondi quando ti faccio una domanda.
– Sì.
– Sì, cosa? Dimmi quello che vuoi, Susy.
– Voglio essere scopata. Roy, ti prego…
Sorrise divertito. Susan aveva le guance in fiamme; non doveva essere abituata a un simile linguaggio. Dopotutto, era una signora.
– Sarai accontentata, dolcezza. Non temere.
Roy si chinò  su di lei e tornò a baciarla sulla bocca, sul mento, sul collo. Assaporò ogni parte di lei e, mentre la baciava, la penetrò  lentamente.
Diamine, com’era stretta! Non doveva aver avuto altri uomini dalla morte di suo marito. E ora si era concessa a lui. Quel pensiero gli provocò un brivido lungo la schiena. Introdusse il pene fino in fondo, per poi ritrarsi e riaffondare in lei.
Dio, era fantastico! Lei era fantastica: così calda e umida. Se esisteva un paradiso, doveva essere così. Come il corpo voluttuoso di Susy che si muoveva all’unisono con lui.
– Sì, così dolcezza – le sussurrò, aumentando il ritmo delle spinte. – Mi stai facendo impazzire.
Lei cominciò ad ansimare. Sembrava volerlo accogliere sempre più in profondità, dentro di sé. Infine urlò, travolta dall’orgasmo, subito seguita da Roy, che si ritrasse giusto in tempo per non riversare il proprio seme dentro di lei. Non intendeva ingravidarla. Era perfettamente conscio del fatto che la loro storia non sarebbe durata a lungo e lasciarla con un bastardo in grembo non rientrava nei suoi piani.
– Diamine, questa sì che è stata una scopata! – disse, guardandola negli occhi. Si passò una mano fra i capelli scompigliati, mentre Susan arrossiva nuovamente.
Rise. – Ora dormi, dolcezza. Ti sei meritata un po’ di riposo.

Quando si svegliò Susan capì immediatamente che Roy non era più nel letto, accanto a lei. Si mise a sedere, fissando le lenzuola stropicciate. Erano la prova evidente di quello che era successo fra loro e, al solo pensiero, si sentì rabbrividire. Non aveva mai provato nulla di simile, in vita sua. Fare l’amore con Thomas non era mai stato così sconvolgente e appagante. Eppure lei lo aveva amato. E ora si era concessa a uno sconosciuto. Come aveva potuto? In realtà sarebbe stato impossibile evitarlo. Il fascino di Roy era tale da non concederle ripensamenti. Anzi, l’avrebbe rifatto all’istante, se solo lui gliel’avesse chiesto. Ma dov’era? A giudicare dalla luce che entrava dalla finestra, attraverso la tenda, l’alba doveva essere passata da un pezzo. Quanto aveva dormito?
Colta dall’improvviso timore che lui se ne fosse andato, balzò in piedi e afferrò una camicetta di cotone, a quadri. La infilò con gesti affrettati, poi indossò la gonna di lana che di solito usava per lavorare nel suo orto. Non era un capo elegante e raffinato, con il quale avrebbe potuto far colpo su un uomo. Ma non c’era tempo per farsi bella. Lui non poteva lasciarla così. Non dopo quella notte.
Corse fuori dalla stanza e aprì la porta di casa, richiudendola alle sue spalle con un colpo secco. Per un istante la luce del sole l’accecò. Si schermò gli occhi con la mano e si guardò intorno, col cuore che le batteva nelle costole.
Infine lo vide. Era nel cortile e stava tagliando la legna: il torso nudo lucido di sudore e i muscoli guizzanti delle braccia, in tensione per lo sforzo. Il ritmo del suo cuore accelerò di colpo.
– Roy – la sua voce parve provenire da molto lontano, ma lui dovette udirla perché si voltò e rimase a fissarla con un sorriso sensuale. Si sentì tremare le ginocchia, al solo guardarlo.
– Susan – le rispose con un cenno del capo, posando immediatamente l’ascia. Un rivolo di sudore gli scese giù per l’ampio petto e lei provò l’assurdo desiderio di leccarlo.
Immediatamente gli occhi di Roy si incupirono. Come se le avesse letto nel pensiero, fece qualche passo nella sua direzione, accorciando la distanza. Si muoveva con la grazia di un giaguaro e la potenza di un leone. Solo osservarlo camminare le procurò un fremito nel basso ventre. Santo cielo, come poteva  un uomo avere quell’effetto su di lei?
– Spero tu abbia riposato bene, dolcezza – disse, la voce roca, gutturale, che suggeriva ben altro.
Lei si morse il labbro. – Mi sono svegliata e tu non c’eri. Ero preoccupata. Non dovresti fare sforzi, nelle tue condizioni – Susan indicò l’ascia che lui aveva abbandonato sul suolo polveroso.
La rauca risata di Roy la fece trasalire. – Eppure non sembravi di questa idea, la scorsa notte.
Arrossì. – Non cambiare discorso. La ferita alla tua gamba…
– Sto bene. Non è il caso di preoccuparsi. Grazie a te, sono tornato in forma. O devo darti un’altra dimostrazione del fatto che sono in grado di fare… sforzi.
Il suo sorriso ironico l’avrebbe irritata, se in quel momento non fosse stata distratta dal suo torace muscoloso che si alzava e abbassava, al ritmo del respiro.
– Vado a preparare la colazione – disse tutto a un tratto, nel tentativo di scacciare i propri pensieri lussuriosi. – Immagino che sarai affamato.
– Oh, sì.
Chissà perché  ebbe la sensazione che lui si riferisse a un altro tipo di fame. Ignorò  le proprie guance in fiamme e si voltò per aprire la porta di casa, quando una mano callosa la bloccò.
Roy la fece girare, sbattendola contro la parete di legno. Subito la coprì col suo corpo possente.
– Non vuoi placare la mia fame, Susy?
Si sentì la gola secca. Di certo non era in grado di parlare, in quel momento. Restò  immobile, mentre lui le sbottonava lentamente la camicia.
Un sorriso divertito gli addolcì lo sguardo. – Mmm, cosa vedo? Niente corsetto, dolcezza? Soltanto i tuoi bellissimi seni nudi? Sei una dolce tentazione.
– Mi sono vestita in fretta. Non sapevo dove diavolo fossi finito!
– Sono qui, dolcezza. Non me ne vado da nessuna parte. Non ora che ho intenzione di scoparti di nuovo, lentamente.
Roy si chinò  sui suoi seni e prese in bocca un capezzolo, strappandole un gemito. Cielo, era così… così dannatamente piacevole. Si sentì mancare. Di certo avrebbe bruciato tra le fiamme dell’inferno perché desiderava quell’uomo. Lo desiderava così tanto che avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche inginocchiarsi ai suoi piedi, se lui avesse voluto. Si leccò le labbra, per inumidirle. Intanto Roy si era staccato da lei e si stava sbottonando i calzoni.
– Mettiti in ginocchio, dolcezza – ordinò, la voce ridotta a un sussurro roco.
Cosa? Aggrottò  la fronte, perplessa.
– Voglio la tua bocca intorno al mio cazzo. Ora.
Susan sgranò gli occhi. Aveva sentito bene? Lei non aveva mai… cielo, le donne che lui era abituato a frequentare lo facevano davvero? Era così disdicevole, eppure allo stesso tempo intrigante. Era incuriosita all’idea di provare qualcosa di nuovo.
Si inginocchiò come lui le aveva chiesto e, timidamente, accostò le labbra al suo membro palpitante. Lo prese in bocca e dalla reazione di Roy si accorse che gli piaceva. Lo vide chiudere gli occhi e sospirare.
– Sì, così. Succhialo, dolcezza.
Tutto ciò la fece sentire potente. Usò le labbra per accarezzarlo, leccando e succhiando sempre più veloce.
Roy sibilò qualche parola incomprensibile, poi le afferrò i capelli per tenerle ferma la testa. Si irrigidì.
– Oddio, sei fantastica. Se continui così non sarò in grado di trattenermi. Ora alzati. Non voglio che finisca tutto subito.
Susan obbedì. Solo in quell’istante si rese conto che erano ancora nel cortile. Oh, cielo! Cosa aveva nella testa?
– Torniamo dentro – disse con un filo di voce. – Potrebbe arrivare qualcuno e vederci.
– Che ci veda. Voglio scoparti qui, in piedi.
– Ma…
– Tranquilla. Se qualcuno ci vedrà, si allontanerà. Non oserà disturbarci.
Susan esitò. Ma il desiderio di accontentarlo, di perdersi di nuovo nelle sensazioni stupende che lui sapeva suscitare in lei, la fece decidere. Lasciò che le sollevasse la gonna e chiuse gli occhi mentre l’accarezzava. Le sue dita si muovevano abili sulla sua pelle, incendiandole i sensi.
Cominciò a toccarla . Oddio, era così piacevole! Strofinava, pizzicava, infine la penetrò con un dito.
– Sei così bagnata, dolcezza – sussurrò. – Coraggio, vieni per me.
Lei cominciò  a gemere piano. Era troppo da sopportare, il piacere la stava devastando. Tremò, abbandonandosi a un potente orgasmo, ma questo non fermò Roy.
Si inginocchiò ai suoi piedi, così come aveva fatto lei poco prima, e cominciò a leccare il suo sesso. Le stuzzicò il clitoride con la lingua e con le labbra, succhiando e mordicchiando. Un urlo le morì in gola, mentre il piacere si riversava nuovamente su di lei, a ondate.
– Sì, godi, dolcezza. Ancora.
Per un attimo pensò  che sarebbe morta di piacere. Stremata, riaprì gli occhi e incontrò i suoi che la fissavano rapiti.
– Sei così dannatamente bella quando godi. Resterei ore a guardarti venire.
Un sorriso tremulo le incurvò gli angoli della bocca. Cielo, come riusciva a farla fremere in quel modo, con poche parole?
– Ora girati, dolcezza. Non ho ancora finito con te.
Stava scherzando, non è così? Non poteva essere serio. Eppure doveva esserlo perché, afferrandola per le braccia, la fece voltare. Si ritrovò premuta con la faccia contro la parete, mentre Roy le sollevava completamente la gonna di lana.
– Appoggia le mani alla parete, su da brava. Ecco, così. E ora piegati in avanti.
Lei lo accontentò, sebbene si sentisse le gambe molli. I due orgasmi di prima l’avevano sfiancata; sentiva il bisogno di riposare.
Poi Roy riprese ad accarezzarla fra le gambe e, incredibilmente, il suo corpo rispose. Era così bagnata che le dita di lui scivolavano all’interno della sua vagina senza alcuno sforzo.
Improvvisamente tolse il dito e la penetrò da dietro con il pene, duro come la pietra. Susan lo sentì dentro di lei, in profondità, e riprese a gemere.
– Ti piace, dolcezza?
– Oh, sì. Roy, ti prego…
Mentre affondava ripetutamente dentro di lei, su e giù, avanti e indietro, le dita di Roy ricominciarono a stuzzicarle il clitoride. Sentiva il sangue pompare nelle orecchie e i rumori le arrivavano attutiti, come in un sogno. Oddio, stava per venire di nuovo e non era certa di riuscire a sopportare un altro orgasmo. Ondate di piacere la fecero tremare, mentre Roy aumentava il ritmo delle spinte. Poi lo sentì gemere forte e il suo seme si riversò dentro di lei. Chiuse gli occhi stremata e si lasciò cadere a terra, sorretta dalle sue braccia.

Roy afferrò Susan e la sollevò. Dannazione, non era riuscito a tirarsi indietro in tempo. O non aveva voluto? Era così dannatamente bello stare dentro di lei. Perso nell’estasi non aveva proprio pensato al rischio di una gravidanza. Si augurò di non averla messa incinta.
Riuscì a spalancare la porta con un calcio e si avviò, sempre con lei fra le braccia, verso la camera da letto. Susan aveva bisogno di dormire. Doveva essere stremata.
Le baciò una tempia, dopo averla lasciata cadere sul materasso, e si sedette accanto a lei. Gli piaceva guardarla dormire; la notte precedente quasi non aveva chiuso occhio per osservarla.
Sospirò. Così  non andava affatto bene. Di solito, dopo essersi portato a letto una donna, per quanto bella ed eccitante potesse essere, dopo si riabbottonava i calzoni e se ne andava. Perché diamine era ancora lì, allora? Non era certo per la ferita alla gamba. Ora non gli faceva più male.
In realtà sapeva perfettamente il perché: lui la voleva ancora. C’erano così tante cose che desiderava fare con lei, anche se era sbagliato. Ancora un giorno, si disse. E una notte. Una lunga notte in cui poter assaporare ogni parte di lei; dopo di che avrebbe ripreso il suo viaggio.

Susan aprì gli occhi, destata da alcuni rumori. Roy si stava infilando i calzoni, i capelli biondi che gli gocciolavano sul petto. Doveva essersi appena lavato e sbarbato: era molto sexy. Si sollevò sui gomiti, senza staccare lo sguardo da lui.
– Non dormi mai, tu? – gli chiese, stiracchiandosi pigramente.
Lui si voltò. – Ho riposato un paio d’ore. Non sono abituato a restare inattivo.
– L’ho notato – arrossì per il significato malizioso che aveva dato, volutamente, alle proprie parole.
Roy le sorrise. – Chi dorme non piglia pesci, non si dice così?
Lei fece per alzarsi, a sua volta. Si sentiva terribilmente indolenzita nelle parti intime, il che le ricordò i momenti di piacere condivisi con quell’uomo rude ed enigmatico. Poi Roy le indicò la tinozza, posata sul pavimento di legno.
– Mi sono permesso di prepararti il bagno.
Susan era allibita. Sentiva davvero il bisogno di immergersi nell’acqua calda. Come lo aveva capito?
– Hai avuto un pensiero squisito, Roy. Grazie.
– Non c’è di che – pareva imbarazzato. – Ti aiuto.
– Oh, non c’è bisogno. Credo di poter fare da sola.
– Voglio aiutarti.
Pronunciò le ultime parole con decisione e, senza ascoltare le sue obiezioni, la sollevò come un fuscello e la depositò ai piedi della tinozza. Cominciò a spogliarla. In un attimo la sua camicia e la gonna furono gettate sul pavimento e lei si ritrovò di nuovo fra le sue braccia, nuda come mamma l’aveva fatta.
Roy la fece scivolare nella tinozza e lei provò un moto di piacere, nel sentirsi avvolgere dall’acqua calda. Si lasciò sfuggire un sospiro e chiuse gli occhi, improvvisamente rilassata.
Poi sentì le mani ruvide di Roy sul proprio corpo. La stava insaponando. Oh, cielo. Le parve di essere tornata bambina, quando sua madre l’aiutava a fare il bagno. Era passato così tanto tempo!
Pur tuttavia il tocco di Roy era diverso da quello di una madre. Quell’uomo riusciva a farla eccitare solo sfiorandola. Le passò la mano insaponata su un seno e immediatamente il capezzolo si inturgidì, in risposta.
Rimase a godersi quelle sensazioni fantastiche, a occhi chiusi, mentre lui si prendeva cura di lei. All’improvviso un pensiero la sconcertò: Thomas non l’aveva mai fatto. Nessuno aveva avuto con lei una simile intimità e questo fatto la turbò. Non voleva affezionarsi troppo a Roy. Non era una sciocca e sapeva che non sarebbe durata: lui sarebbe andato via. Eppure era così dolce sentirsi coccolata da quelle mani che proprio non ebbe la forza di sottrarsi.      
Roy riprese a insaponarla sulla schiena e poi sulla pancia. Giocherellò col suo ombelico, strappandole un gemito.
– Sei dannatamente bella, lo sai? – le sussurrò all’improvviso.
Lei aprì immediatamente gli occhi, che si trovarono incatenati a quelli azzurri di lui. Era inginocchiato ai suoi piedi e la guardava con desiderio. Si sentì le farfalle nello stomaco.
Intanto lui aveva iniziato a insaponarla fra le gambe. Il centro della sua femminilità cominciò a pulsare e lei rovesciò la testa indietro.
– Cielo, Roy!
– Adoro la tua fica – la sua voce calda e vibrante le provocava spasmi in tutto il corpo.
Le scostò le grandi labbra, per accarezzarle dolcemente. Susan cominciò a muoversi a quel ritmo, strofinandosi con più forza contro la sua mano. Era ancora stanca e indolenzita, eppure bramava il suo tocco. Non riusciva a smettere.
– Oddio, Roy. Sì, sì, ti prego…
E finalmente il sollievo che tanto agognava giunse, strappandole un grido. Quando riuscì a sollevare di nuovo lo sguardo su di lui, si accorse che Roy ridacchiava.
Arrossì. – Cosa c’è?
– C’è che sei fantastica. Me l’hai fatto venire di nuovo duro, sai? E considerato che ho dormito solo un paio d’ore, fra ieri e oggi, beh è un fatto straordinario.
Susan si mordicchiò il labbro. – Posso fare qualcosa per te?
Da quando era diventata così maliziosa? Eppure in quel momento desiderava esserlo: maliziosa e provocante.
La risata roca di Roy quasi la indispettì. – Ho detto qualcosa di sbagliato?
– No, dolcezza. Ma sei stanca e non voglio infierire su di te.
Lei si sollevò  dalla vasca, afferrando il telo che lui le porgeva per asciugarsi. Poi gli lanciò uno sguardo supplice. – Per favore, permettimi di darti sollievo come tu hai fatto con me.
Roy allargò le braccia, come in un tacito invito, e tornò a sorridere. Era dannatamente bello il suo sorriso. Gettò il telo da bagno sul pavimento e avanzò verso di lui. Voleva farlo gemere di piacere. Mai in vita sua era stata più determinata a raggiungere un obiettivo.

Roy McCarty non riusciva a crederci. Da quando la timida vedova Sullivan si era trasformata in una dea del sesso? Solo la notte precedente non voleva farsi vedere nuda e ora stava premendo il suo corpo caldo contro di lui, mentre la sua lingua gli leccava l’orecchio sinistro.
Il suo cuore cominciò  a battere come impazzito. Diamine, ci sapeva fare eccome. Ora le sue labbra erano sul suo collo, facendolo rabbrividire di piacere.
Arretrarono di qualche passo, finché lui non si ritrovò con la schiena contro la parete della stanza. Susan, intanto, continuava a farlo impazzire con le labbra. Gli baciò il petto, la lingua guizzante che lasciava una scia infuocata, fino a raggiungere l’ombelico. Le sue dita sottili armeggiarono con i bottoni che gli chiudevano la patta dei calzoni.
Si ritrovò ad ansimare come un adolescente mentre lei gli afferrava il membro, tirandolo fuori. Lo sentiva pulsare ed il piacere che provò, quando Susan cominciò ad accarezzarlo, fu indescrivibile. Poi la vide inginocchiarsi e, mentre lo prendeva in bocca, la vista gli si annebbiò.
– Sì, Susy… così, brava.
Le afferrò la testa, affondando le dita nei suoi capelli, ancora bagnati. Lei, intanto, continuava a succhiare, prendendolo sempre più in profondità  nella sua bocca.
– Oddio, sto per venire!
Si aspettava che lei si ritraesse, ma non lo fece. Lasciò che il suo sperma le inondasse il palato e lo ingoiò.
Roy era senza fiato. La vide rimettersi in piedi, con un sorrisino soddisfatto su quel viso da angelo.
– Si è fatto tardi – disse, voltandogli le spalle – E’ meglio che mi rivesta. Potresti prepararmi il calesse? Devo uscire.
Calesse? Uscire? Diamine, lui non riusciva neppure a respirare. Cercò di incamerare aria nei polmoni.
– Dove? – riuscì a dire, ancora leggermente ansimante.
– Dove cosa?
– Dove. Hai. Intenzione. Di. Andare – scandì, mentre si riabbottonava i calzoni.
I dolci occhi scuri di Susan si posarono su di lui, con un’espressione innocente.
– Allo spaccio in città. La mia dispensa è quasi vuota e dovremo pur mettere qualcosa sotto i denti. Beh, mi riferisco al cibo, Mr McCarty.
Il suo sorriso malizioso lo lasciò a bocca aperta. Quella era la vedova Sullivan?
– Ti accompagno. Una signora non dovrebbe andare in giro da sola.
Susan corrugò  la fronte. – Roy McCarty, come credi che abbia fatto finora? Mio marito è morto da due anni e ho dovuto imparare a cavarmela da sola.
La osservò indossare un paio di mutandoni ed il corsetto. In un attimo le fu accanto per aiutarla ad allacciarlo. Era incredibile come quella creatura, apparentemente indifesa, riuscisse a tenergli testa.
– Ebbene, ora non sei più sola. Voglio accompagnarti e che sia dannato se non lo farò!
Un sorrisino trasparì  dalle labbra tumide di Susan. Si stava divertendo alle sue spalle? Beh, che ridesse pure. Lui non era il tipo da lasciare indifesa una donna. La sua donna.
Lei si infilò  velocemente un abito da passeggio e lo cercò con lo sguardo. – Allora? Il calesse? Non vorrai accompagnarmi a piedi, vero?
Sospirò. La vedova Sullivan stava mettendo a dura prova la sua pazienza. Eppure, era dannatamente affascinante.

Tucson, la città  più vicina alla fattoria dei Sullivan, si trovava ad alcune miglia di distanza. Essendo pomeriggio inoltrato, Roy considerò di non essere di ritorno prima di sera. Il pensiero di un’altra notte nel letto di Susan gli fece scorrere più velocemente il sangue nelle vene. Aveva tutta l’intenzione di affrettarsi. Non vedeva l’ora di trovarsi di nuovo fra le sue cosce, avvolto dal suo calore. Pertanto spronò i cavalli alla corsa.
Seduta al suo fianco, Susan si sistemò il cappellino sulla testa. – Quanta fretta McCarty! Hai paura di trovare lo spaccio chiuso? Non resteremo a stomaco vuoto, puoi stare tranquillo.
Lui le rivolse un sorrisino. No, lui non sarebbe rimasto a stomaco vuoto. Avrebbe divorato lei.
Si schiarì la voce. – Vorrei essere di ritorno prima del tramonto. Di sera le strade non sono mai sicure.
Susan sbattè  le lunghe ciglia. – Non mi dirai di temere i fuorilegge! In fondo, sei un pistolero!
– Non è per me che ho paura.
La vide irrigidirsi e tenere dritta la schiena, quasi come se considerasse offensivo il suo commento.
– So badare a me stessa, McCarty.
– Ne dubito.
Lei aprì la bocca, probabilmente con l’intenzione di insultarlo, ma la richiuse all’improvviso. Era piuttosto divertente osservarla così impettita. Dava l’impressione di una rigida maestrina. Eppure lui sapeva come scioglierla; il ricordo dei suoi gemiti mentre si muoveva dentro di lei gli strappò una risatina sommessa.
– Siamo arrivati – disse quando furono alle porte della cittadina.
Lei lo guardò  in tralice. – Mi domando cosa ci sia di tanto divertente. Per caso ho della polvere sul viso? Sono in disordine?
Soffocò un’altra risata. – Niente affatto, il tuo viso è perfetto. Così come tutto il resto: sei adorabile!
Susan arrossì  e scese dal calesse con un balzo, senza aspettare che lui l’aiutasse. Forse si vergognava di farsi vedere insieme a lui. Era per questo che non voleva che l’accompagnasse?
Si diresse spedita verso un negozio dall’altro lato della strada e lui la seguì. Entrato nello spaccio si guardò attorno, memorizzandone ogni angolo. Era una sua vecchia abitudine quella di cercare vie di fuga, anche quando non c’erano pericoli evidenti. Con la coda dell’occhio scovò subito la porta sul retro e si rilassò. Gli scaffali attorno a lui erano pieni di ogni ben di Dio: marmellate, dolciumi, barattoli di ogni tipo e dimensione. All’improvviso si accorse di avere fame e non solo di Susan. Prima di portarsela a letto, avrebbe consumato volentieri un pasto completo.
Si volse verso il bancone dove un uomo sulla trentina, coi capelli neri impomatati e un naso leggermente aquilino, stava sorridendo a Susan come se volesse mangiarsela con gli occhi. Una sensazione di fastidio si fece strada in lui.
– Mrs Sullivan, che piacere avervi nel mio negozio!
– Oh, Mr Trent, siete sempre così gentile. Mi servirebbe una dozzina di uova.
L’uomo scattò verso uno scaffale che si trovava alle sue spalle. – Subito, signora. Desiderate altro?
Susan ricambiò  il suo sorriso. – Sì, della farina. E poi latte e zucchero. Vorrei preparare una torta. E’ da così tanto tempo che non ne faccio.
– La trovo un’ottima idea. Le vostre torte sono famose in tutta la zona, Mrs Sullivan.
Lei arrossì.  – Beh, se vi piacciono tanto, ve ne porterò una fetta, la prossima volta che verrò.
– Sul serio? Ma allora dovete passare per il tè. Vorrei farvene assaggiare un nuovo tipo alla cannella, che mi è arrivato proprio ieri.
Prima che lei potesse rispondere, Roy si posizionò con fare possessivo alle sue spalle e rivolse all’uomo un’occhiata assassina. Avvertendo la sua presenza Susan si voltò e fece un sorriso tremulo. Si era accorta che quell’uomo civettava sfacciatamente con lei? Perché diamine non lo aveva scoraggiato in qualche modo?
Mr Trent si schiarì  la voce e posò un sacco di farina sul bancone, facendolo seguire dagli altri ingredienti richiesti. – Volete che vi aiuti a portare la merce sul carro?
– Aiuto io la signora – la sua voce risuonò vagamente minacciosa e Susan trasalì.
– Perdonate Mr Trent, ancora non vi ho presentato il signor McCarty. Sarà ospite alla mia fattoria per qualche giorno.
Il sorriso tirato che seguì gli fece intuire che Susan non aveva gradito il suo intervento, ma lui non se ne curò. Afferrò il sacco di farina, sistemandoselo sulle spalle e le fece segno di precederlo. Per nulla al mondo l’avrebbe lasciata lì, a civettare sfacciatamente con quell’invertebrato.
Susan si diresse alla porta con passo di carica. Era furiosa. Si vedeva da come camminava rigida e impettita. Infatti, non appena furono fuori, lo investì rabbiosa: – Si può sapere cosa ti è venuto in mente? Sei stato terribilmente maleducato con Mr Trent!
– Dovresti essermene riconoscente, dolcezza.
– Cosa? E perché mai?
– Perché il tuo Mr Trent non vedeva l’ora di infilarsi nei tuoi mutandoni, ecco perché.
La vide sbattere furiosamente le lunghe ciglia e boccheggiare, in cerca delle parole.
– Di tutte le assurdità che ho sentito questa è la più… la più…
– Suvvia, sai perfettamente che ho ragione.
Susan attese che sistemasse il sacco di farina sul retro del calesse e salì in cassetta, rossa di collera.
– Sono solo sciocchezze. E, anche se fosse, tu non hai il diritto di intrometterti nella mia vita. Non sei mio marito!
Roy si fermò  a guardarla un istante, gli occhi ridotti a due fessure. In fondo, non aveva tutti i torti. Lui non era nulla per lei e presto sarebbe uscito dalla sua esistenza, una volta per tutte. E allora perché aveva una voglia matta di uccidere quell’uomo, se solo si fosse azzardato a posare lo sguardo su di lei? Cos’era quella fastidiosa sensazione che gli rodeva lo stomaco?
Ignorando il tumulto che aveva nel petto, salì a sua volta sul calesse e si impossessò  delle redini.
– Si è fatto tardi – grugnì – E’ meglio andare.

Quella sera consumarono la cena in un gelido silenzio. Susan non riusciva a capire il comportamento di Roy ed era seccata dai suoi modi autoritari. Al tempo stesso, si pentiva delle parole che gli aveva rivolto.
Sospirò. – Mi dispiace per quello che ho detto.
– Non devi scusarti. Avevi perfettamente ragione.
– No, non avrei dovuto ferirti in quel modo. Tu sei…
– Non mi hai ferito. E’ vero, non sono tuo marito e non ho alcun diritto su di te.
Si alzò all’improvviso, lasciando intatta nel piatto la fetta di torta che aveva preparato esclusivamente per lui. Bene, pensò. Aveva rovinato tutto, da sciocca che era!
– Vado a prendere le mie cose. Partirò domani all’alba.
A Susan si gelò  il sangue nelle vene. Lo guardò allontanarsi, senza riuscire a proferire parola. Aveva un nodo in gola e il cuore le batteva nelle costole, come impazzito.
Si alzò per sparecchiare la tavola e, con gesti meccanici, si mise a lavare i piatti. Una lacrima le rotolò giù da una guancia e l’asciugò con la manica del vestito. Non doveva piangere! In fondo aveva sempre saputo che sarebbe finita così, no? Era da sciocchi pensare che lui sarebbe rimasto al suo fianco. E allora cos’era quel dolore straziante che le squassava il petto? Altre lacrime le rigarono il volto e stavolta le lasciò scendere, finché non le annebbiarono la vista. Sentiva il loro gusto salato sulle labbra.
Poi capì. Si era innamorata di Roy McCarty. Non c’erano altre spiegazioni. Non si sarebbe mai concessa a lui, se non fosse stato così. Aveva cercato in tutti i modi di negare la realtà perché quel sentimento le faceva paura, ma ora non poteva più mentire a se stessa.
Afferrò uno straccio e cominciò ad asciugare meticolosamente le stoviglie, dopo averle risciacquate. Un singhiozzo le sfuggì dalla gola e si fermò, abbandonando piatti e bicchieri e dando libero sfogo al proprio dolore. Chiuse gli occhi.
Dio mio! Come ho potuto innamorarmi di lui?
In realtà sapeva perfettamente come. Roy aveva risvegliato una parte di lei che era rimasta sopita per troppo tempo. Sebbene avesse voluto bene a Thomas, il suo matrimonio con lui non era stato felice. Non si era mai sentita libera di esprimere la propria passionalità, il suo essere donna.
Ogni cosa per lui era peccato e lei aveva finito per diventare la donna sottomessa che lui desiderava, annientando se stessa. Ma, quando Roy era entrato nella sua vita, aveva capito quanto tutto ciò le fosse costato.
Con un gesto rabbioso scagliò lo straccio sul tavolo e salì al piano di sopra, dove si trovavano le camere da letto. Doveva parlare con lui, spiegargli.
Lo trovò ai piedi del letto, intento a mettere via le poche cose che aveva con sé quando era stato assalito da quella banda di fuorilegge. Era accucciato per terra e le sue cosce muscolose trasparivano dagli stretti pantaloni che indossava.
Deglutì. – Dico sul serio, Roy. Mi spiace. Non pensavo davvero le cose che ho detto.
Lui si voltò  a guardarla. I suoi occhi erano due pozze scure di desiderio e frustrazione.
– Anch’io dico sul serio. Non devi affatto scusarti.  E’ stata colpa mia, non avrei dovuto reagire in quel modo. E’ solo che, quando ho visto come lui ti guardava, ho perso la ragione.
Il suo cuore perse un battito. – Roy, io…
– No, Susan. Ascoltami. Io non sono l’uomo per te. Sono un dannatissimo bastardo che si è approfittato della tua innocenza, ma che non ha la minima intenzione di sposarti e mettere su famiglia con te. Non sono il tipo d’uomo adatto a fare il marito o il padre, lo capisci?
Lei inghiottì  le lacrime. – Sì, lo capisco.
Roy si alzò in piedi, con un movimento fluido. In un attimo fu vicino a lei. Poteva sentire il suo alito caldo sul viso. Lo vide allungare una mano a sfiorarle la guancia, nel tentativo di asciugarle le lacrime.
– Non piangere per me. Non lo merito.
– Non piango per te, ma per me. Per tutta la vita ho cercato di soffocare le emozioni che sentivo dentro, ma tu mi hai fatto scoprire una nuova me stessa e ora non posso tornare ad essere quella di prima.
– Susan…
– Fai l’amore con me, Roy. Un’ultima volta.
Lo sentì tremare impercettibilmente. Tutto il suo corpo era teso fino allo spasimo e gli occhi vibravano di una luce così intensa che le procurò un profondo turbamento.
– Non posso. Non riuscirei a essere tenero. Non stavolta.
– Non voglio che tu sia tenero. Voglio che mi scopi selvaggiamente. Ti prego…
– Donna, non sai quello che mi stai chiedendo.
Gli lanciò un’occhiata di sfida e lo vide capitolare in un attimo. L’afferrò per i capelli, attirandola a sé, e le saccheggiò la bocca con un bacio avido. Susan percepì il suo sapore, un aroma intenso di caffè e tabacco che le incendiò i sensi. La sua virilità eccitata premeva contro di lei, segno che anche lui la desiderava ancora.
Poi fu catapultata sul letto. Con un gemito roco, Roy le strappò  il corpetto dell’abito. Era quello buono della domenica, ma in quell’istante non le importò. Cielo, voleva le sue mani su di sé. Ora. Si inarcò offrendogli i seni e lui l’accontentò, accarezzandoli. La sua bocca famelica scese su uno dei capezzoli, stringendolo fra i denti e provocandole una scossa di intenso piacere. Si dimenò sotto di lui, alla ricerca di qualcosa di più. Intanto Roy lacerò il resto del vestito, che andò a finire sul pavimento. La stessa fine fecero i mutandoni e la sottogonna.
– Roy, ti prego…
Voleva sentirlo dentro. Non riusciva più ad aspettare e istintivamente allargò le cosce per lui, mentre allungava una mano verso la patta dei suoi calzoni. Li sbottonò con gesti resi impacciati dalla fretta, liberando la sua erezione.
Roy si staccò  un attimo da lei per sfilarseli del tutto e lasciarli cadere sopra agli altri undumenti, a lato del letto. Si tolse anche la camicia, facendo saltare i bottoni che si sparpagliarono per la stanza.
In un attimo le fu nuovamente sopra, il respiro affannoso e la virilità pulsante. La penetrò con una forte spinta, mentre gridava il suo nome. Stavolta non fu delicato, ma la possedette senza pietà. Con sua sorpresa Susan si accorse che tutto ciò le piaceva. Sentirlo a fondo dentro di lei, mentre si muoveva incessantemente, aumentava il suo godimento.
Si abbandonò  all’estasi con un singhiozzo disperato che esprimeva tutto il suo bisogno.
No, non sarebbe più stata la stessa. Mai.

Dopo l’amplesso Roy si rivestì in silenzio, evitando di guardarla. Se avesse incontrato i suoi occhi non avrebbe avuto la forza di lasciarla e lui doveva andarsene.
– Dove andrai, ora? – la voce di Susan gli parve provenire da molto lontano.
– Sono sulle tracce di una banda di fuorilegge. Gli stessi che hanno massacrato la mia famiglia, quando ero solo un ragazzino. Ho giurato sulla tomba dei miei genitori che li avrei vendicati e ora che li ho quasi acciuffati non posso fermarmi.
Percepì un lieve fruscio alle sue spalle. Susan si era alzata, ancora completamente nuda, e lo stava fissando in silenzio. La vedeva con la coda dell’occhio.
– Capisco. Non tornerai, dunque?
– No, Susan. Non tornerò. Farai bene a dimenticarmi. Potresti sposare il tuo Mr Trent e fare una nidiata di bambini con lui. Saresti più felice al suo fianco.
Eppure, chissà  perché, solo il pensiero di lei fra le braccia di un altro gli causava istinti omicidi. Scosse la testa, come per schiarirsi le idee e afferrò il suo cappello da cow boy.
Non si voltò  a guardarla, mentre usciva dalla stanza e dalla sua vita.
– Addio, Susan – fu tutto ciò che disse.

L’alba era spuntata da poco quando lo sentì sellare il suo cavallo. Quella notte aveva dormito nella stalla, come se restare al suo fianco gli pesasse. Ovviamente lei non si era opposta. Era tornata a letto, sforzandosi di ricacciare indietro le lacrime. Ma non era riuscita a chiudere occhio e ora si sentiva stanca e dolorante.
Non andò fuori a salutarlo. Si erano già detti addio e non voleva risultare patetica: la vedova inconsolabile che mendicava un po’ della sua attenzione. No, attese che lui sparisse oltre la linea dell’orizzonte per scendere di sotto e consumare una frugale colazione.
Quando andò a lavorare nel suo orto il sole era sorto da un pezzo e Roy era solo un ricordo lontano.
Si asciugò un rivolo di sudore sulla fronte e si chinò a esaminare i suoi pomodori. Erano quasi maturi. A breve avrebbe potuto coglierli e preparare una bella insalata. Un sospiro le uscì dalle labbra tremule. Dannazione, perché era così difficile riprendersi dalla partenza di Roy McCarty? Fino a un paio di settimane prima nemmeno era a conoscenza della sua esistenza!
All’improvviso un rumore alle sue spalle la fece voltare di scatto. Un uomo basso e tarchiato, con un enorme sombrero sulla testa, era in piedi davanti a lei. Per un attimo aveva pensato che fosse Roy, tornato per restare. Che sciocca!
Si alzò, spolverando la gonna piena di terriccio. – Chi siete? Posso fare qualcosa per voi?
Inaspettatamente l’uomo imbracciò un fucile. Nel medesimo istante si materializzarono dal nulla altri tre uomini, tutti scuri di capelli e col viso arrostito dal sole.
– Sì, señora. Stiamo cercando un hombre. Il suo nome è Roy McCarty.
Susan deglutì. – Il signor Mcarty non è più qui. Ha lasciato la mia fattoria stamattina, all’alba.
L’uomo con il sombrero fece un ghigno e si voltò verso i suoi compagni.
– Avete sentito? La muchacha dice che il nostro uomo se n’è andato. Dobbiamo crederle?
Un coro di risate la fece rabbrividire. Chi erano quegli uomini? E cosa volevano da Roy? Un altro straniero, più alto e con lunghi baffi appuntiti, si fece avanti, afferrandola per i capelli in una mossa fulminea. Il dolore si propagò all’istante, facendola ansimare.
– Dov’è andato?
– N-non lo so. Non me l’ha detto.
Un sorriso malvagio incurvò le labbra dello straniero. – Non lo sai? Sei la sua puttana e non ti ha detto dov’è andato? O magari lo sai e non vuoi dircelo.
Il cuore prese a batterle furiosamente nel petto. Intanto l’uomo coi baffi aveva sfoderato un coltello, puntandolo contro la sua gola. Il sudore le colava giù per la schiena, raggelandola.
– Dico la verità. Non so dove sia andato, lo giuro!
L’uomo fece scorrere la lama affilata lungo il suo collo. Una leggera pressione e le avrebbe tagliato la giugulare. Il respiro le si fermò in gola, mentre rivolgeva una muta preghiera a Dio.
– Eppure mi risulta che fosse molto invaghito di te, non è così? Uno dei miei uomini giura di averti visto allargare le cosce per lui proprio davanti alla tua bella casa, ieri.
Susan chiuse gli occhi.
Oh, Signore!
Quella era forse la punizione per aver fornicato con Roy all’aperto, dove tutti potevano vederli? Lacrime di terrore le pungevano gli occhi, mentre si sforzava di riflettere.
– Ci siamo solo divertiti un po’ – disse, fingendosi spregiudicata. – Ma fra noi non c’è alcun legame.
Lo straniero fece un altro sorriso. Sembrava un demonio, gli occhi lampeggianti d’ira.
– Davvero? Allora non l’avrà a male se ce la spassiamo un po’ con te anche noi, non è così? Possiamo scoparti a turno, puta. Che ne dici?
Lei si irrigidì  all’istante. Sapeva che ne sarebbero stati capaci e nessuno sarebbe accorso in suo aiuto. La sua fattoria era piuttosto isolata. Raramente passavano delle persone da quelle parti.
Poi uno sparo lacerò  l’aria. L’uomo coi baffi cadde ai suoi piedi, un rivolo di sangue che gli colava giù dalla bocca distorta dal dolore. Un’altra raffica di proiettili ruppe il silenzio e in un attimo tutti gli uomini caddero, a uno a uno, in un mare di sangue.
Susan era raggelata. Finché non vide un uomo uscire allo scoperto e camminare nella sua direzione. Roy.
In un attimo fu tra le sue braccia. Le labbra che cercavano furiosamente le sue.
– Cosa ci fai qui? Credevo che fossi partito!
– Mi sono reso conto che non potevo vivere senza di te. Tu eri più importante di qualsiasi giuramento.
Lacrime salate le solcarono il viso, annerito dalla polvere. Ma stavolta erano lacrime di gioia.

FINE


CHI E' L'AUTRICE
Laura Gay nasce a Genova nel 1970. Esordisce come scrittrice nel 2008 con un romanzo storico: Edmond e Charlotte. Le scelte dell'amore, edito da Enrico Folci Editore, e da allora non si è più fermata. Ha pubblicato La figlia del re di Francia con la 0111 Edizioni e un time travel dal titolo Prigioniera del tempo, edito da Boopen.VEDI QUI.
Sulla scia del successo ottenuto da questo suo romanzo, ha deciso di pubblicarne il  seguito che è uscito di recente con il titolo Ovunque sarai.VEDI QUI.  Un suo racconto è stato pubblicato su Romance Magazine e un altro è stato selezionato per l’antologia “365 storie d’amore”.
Ha un blog all’indirizzo: http://lauragay.blogspot.com


TI E' PIACIUTO IL RISVEGLIO DEI SENSI? COSA NE PENSI? LASCIA UN TUO COMMENTO E RICORDATI CHE SE QUESTO E' IL TUO RACCONTO PREFERITO POTRAI VOTARLO LA PROSSIMA SETTIMANA PER FARLO DIVENTARE IL BEST OF THE BEST  DELLE LETTRICI DEL BLOG.

APPUNTAMENTO A DOMANI PER IL PROSSIMO RACCONTO DI ROSSO FUOCO!


13 commenti:

  1. Cristina M20/11/12, 10:58

    Brava Laura!
    Un erotico ben concentrato, una storia in pieno far west!!
    I cowboys ci mancano.... ;-)

    RispondiElimina
  2. Bello Laura, bella trama anche se io non amo i cow boy. Scritto bene: tu mi avevi fatto notare nel mio libro il linguaggio troppo moderno per essere uno storico, ma mi sembra che ci sei cascata anche tu, nelle scene di sesso. Ma a me piace così quindi io non lo cambio e mi ricomplimento con te! Un bacio <3
    Simona Liubicich

    RispondiElimina
  3. Bel racconto!! complimenti...io amo i cowboys e mi piacerebbe leggere più romance ambientati nel far west:-D
    Ancora complimenti :-D
    Juliet

    RispondiElimina
  4. E' da apprezzare l'idea, ma ho avuto l'impressione di aver già letto alcune scene qui riportate,altrove. Comunque è sempre un bel leggere.

    RispondiElimina
  5. Il far west non è l'ambientazione che preferisco però questo racconto mi è piaciuto, complimenti Laura!

    RispondiElimina
  6. alessandra20/11/12, 20:01

    il racconto è bello, scorrevole, ben scritto e decisamente hot anche nella scelta delle parole. purtroppo non mi è piaciuto per nulla il finale... sbrigativo e per nulla coinvolgente. anche se è un racconto breve la conclusione meritava qualcosa di più.
    alessandra

    RispondiElimina
  7. Laura come sempre il tuo stile mi ha conquistata e ho dovuto leggere tutto d'un fiato prima di staccare gli occhi dal monitor.
    Purtroppo ci sono dei piccoli difetti, come hanno già notato anche le altre lettrici, il finale è un po' tirato via. Lo so, lo spazio tiranno, però è un vero peccato!
    Poi ci sono un po' di ripetizioni e come ha notato anche Simona, forse nelle scene hot il linguaggio non è in linea col periodo.
    Tutto sommato è un bel lavoro, ma con qualche piccolo accorgimento potrebbe diventare ottimo.

    Libera
    Ah in bocca al lupo!

    RispondiElimina
  8. Mi spiace ma non mi ha catturato. Condivido la sensazione di 'già' letto, e anche quella del linguaggio fuori contesto storico.

    RispondiElimina
  9. Carino, ma niente di più. Si fa leggere e scorre via bene come un bicchiere d'acqua, ma resta davvero poco. Il finale, come altri hanno già detto, per me è frettoloso, buttato via, in un certo senso.
    Una cosa poi che non ho apprezzato per niente, è stato come un senso di freddezza che ho avvertito per tutta la lettura, soprattutto per il trattamento che Roy riserva a Susan. Non sembrava il comportamento di un uomo attratto da una donna, e poi da quella in particolare; a me è sembrato solo un buzzurro che aveva dei terribili pruriti alla patta e necessitasse urgentemente un modo per sbollentarli. Forse è dovuto al linguaggio, troppo moderno e volgare per quei tempi, soprattutto se rivolto a una donna per bene, come Roy non fa che ribadire nel corso della lettura.

    Ci sono un po' di cose da migliorare, il fatto però che si legga bene e il linguaggio (salvo le scene hot) è pulito e senza paroloni o fronzoli in eccesso, ma non è nemmeno semplicistico o minimalista, è una nota a favore, e da tenere sempre in considerazione!
    Silvia

    RispondiElimina
  10. È vero, nn si può certo dire che la trama sia originale, frequenta tutti i caposaldi del genere, primo fra tutti il Pistolero Solitario dal fascino intramontabile, la giovane vedova sola in un mondo violento e pericoloso, la sensazione di spazi sconfinati che si ricava dalle descrizioni; ho persino visualizzato alcune scene basandomi su film del filone western. Tutto sommato, però, a me è piaciuto, se nn propriamente erotico è cmq un racconto molto passionale e con scene di sesso esplicite, benché nn volgari. Quanto al linguaggio, in fondo che ne sappiamo noi in realtà di come si comportassero un uomo e una donna nell'intimità un secolo e mezzo fa? Noi, della società, mentalità ed abitudini di allora, abbiamo solo l'idea che si voleva render pubblica, dato che la sfera privata era custodita molto gelosamente; secondo me, qs punto rimane un po' controverso, forse siamo noi che ci rifacciamo ancora a dei luoghi comuni.
    Quanto al finale, è forse un filo repentino, ma, d'altronde, il racconto erotico aveva terminato la propria funzione, da qui in avanti siamo libere d'immaginare la futura vita insieme dei due protagonisti (e penso proprio che x Mr. Trent nn ci sarà storia!)

    RispondiElimina
  11. Eccomi! Scusate se ci ho messo un po’ a rispondere. Innanzitutto vorrei ringraziare tutte voi per aver pazientemente letto il racconto e commentato.
    Sono decisamente d’accordo con chi dice che il finale è affrettato. È uno dei miei difetti: comincio un racconto pensando di avere davanti a me tutto lo spazio del mondo, per poi accorgermi alla fine di aver oltrepassato il limite massimo delle battute e devo tornare indietro per tagliare, accorciare, ecc. coi risultati che avete visto anche voi. :-P
    È uno dei motivi per cui preferisco i romanzi ai racconti.
    Sul linguaggio non tipico per l’epoca… beh, ho scelto come ambientazione il selvaggio west e non un salotto londinese proprio per avere la possibilità di essere più esplicita. D’altra parte, se si chiamava “selvaggio” west, un motivo ci sarà! ;-)
    Scherzi a parte, i pistoleri non credo fossero damerini educati e sussiegosi. L’idea che me ne sono fatta io, da film e romanzi, è proprio tutto l’opposto. Se è un’idea sbagliata, me ne scuso.
    Grazie ancora a tutte!

    RispondiElimina
  12. Freddo e senza sentimento, il termine scopata si ripete in continuazione, ma che si trattava di quello e forse nemmeno di quello si era capito. Un finale frettoloso e anche un po' scontato...

    RispondiElimina
  13. Il racconto mi ha ricordato certi films americani anni 60 ambientati nel selvaggio west.
    Lui, un pistolero solitario, lei madre di famiglia oppure come in questo caso una vedova, una banda di cattivi, sole, polvere e cactus.
    Bello anche se non proprio originale.
    PATTY

    RispondiElimina

I VOSTRI COMMENTI ARRICCHISCONO IL BLOG! GRAZIE. (Se li lasciate ricordatevi di firmarli, ci piace sapere chi siete!)
I commenti contenenti offese o un linguaggio scurrile verranno cancellati.


I RACCONTI RS SELEZIONATI DAL BLOG ORA IN EBOOK!

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.

I contenuti e le immagini sono stati utilizzati senza scopo di lucro ai soli fini divulgativi ed appartengono ai loro proprietari. Pertanto la loro pubblicazione totale o parziale non intende violare alcun copyright e non avviene a scopo di lucro. Qualora i rispettivi Autori si sentano lesi nei propri diritti, sono pregati di contattarmi e in seguito provvederò a rimuovere il materiale in questione.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

VENITECI A TROVARE SU FACEBOOK

VENITECI A TROVARE SU FACEBOOK
Clicca sull'immagine e vai alla nostra pagina FB

NOI CON VOI...GUARDA IL VIDEO!