CINQUE STELLINE DI ARROGANZA di Ornella Albanese



Amanda chiude il libro e rimane immobile sul divano, raggomitolata proprio come la sua gatta Alice che le ronfa in grembo. Immobile, con il romanzo in mano e lo sguardo stretto tra le ciglia.
Che finale spiazzante, pensa. Lei afferma che una storia, perché le piaccia, deve sorprenderla. Questa l'ha addirittura scioccata a morte.
Abbassa lo sguardo sulla copertina, gira qualche pagina, rilegge l'epilogo. Davvero inaspettato. Ma non sarebbe il best-seller che è, se fosse banale e prevedibile.
Amanda deve recensire per il suo giornale il romanzo del momento, acclamato da critici e da lettori. Conduce da due anni una piccola rubrica che gestisce dalla scrivania di casa, una specie di zibaldone di recensioni letterarie, ricette e vita vissuta. La pagina è molto seguita perché lei ha verve e intuito. Anche una certa acutezza nel centrare gli obiettivi. Amanda adora essere pagata per fare quello che le piace di più: leggere romanzi e scrivere di qualsiasi cosa le salti in mente. Dopo aver letto, dà il suo voto, da una stellina a cinque. Finora non ha mai dato cinque stelline a nessuno e tutti i lettori della sua rubrica si chiedono quando lo farà. Fanno il tifo per un autore o per l'altro. Arrivano persino a suggerirle dei titoli. Ai suoi lettori piace molto interagire.
Tra una recensione e l'altra, Amanda butta giù brevi articoli partendo da fatti che le accadono o da sue particolari riflessioni. Le piace rivelare qualcosa di sé, e risulta che quei pezzi leggeri e divertenti siano persino più seguiti delle recensioni. Quanto alle ricette, le ruba da un vecchio quaderno di sua nonna e si fida a occhi chiusi. Nonna Clelia era una fata in cucina, mentre lei non saprebbe neppure buttare gli spaghetti in acqua al momento giusto. Vive felicemente di cibi pronti e take-away.
Amanda ama ripetere che come donna è un disastro, come giornalista invece esprime il meglio di sé.
Torna a guardare il romanzo, mentre Alice continua a ronfare beata a occhi socchiusi. Che tipo di recensione può scrivere, se su quel libro è già stato detto tutto? Deve unirsi anche lei allo sterminato coro di voci osannanti? Ad Amanda non è mai piaciuto fare quello che fanno gli altri. Ha sempre preferito distinguersi.
Che sia un bellissimo romanzo non ci sono dubbi, ma una sottile, subdola voce che sicuramente proviene dal lato oscuro che a quanto pare si annida anche nel suo animo pacifico, le suggerisce di stroncarlo.
Per qualche istante smette di respirare, colpita dall'idea.
La sua è una piccola rubrica in un piccolo giornale, ma lei è molto ambiziosa. E sta aspettando da troppo tempo di essere notata da una testata importante, che le faccia fare il salto di qualità. Se stroncasse il successo dell'anno non ci sono dubbi che sarebbe notata. Inghiotte piano, cercando di mantenersi razionale. Come può stroncare un romanzo che non porge nessun appiglio a una stroncatura?
Sposta Alice sul divano e si alza. Ha proprio bisogno di un po' di tè alla vaniglia, anche se forse sarebbe il caso di farsi un goccetto di qualcosa di forte. Quell'idea è sicuramente la più temeraria che la sua mente esaltata abbia mai partorito, deve rimuoverla in fretta prima che prenda consistenza e diventi letale. Prima che sia troppo tardi. 
Va in cucina e si versa un po' di tè dal bollitore azzurro, quello che le ha regalato il suo ultimo ex. Lei non ha molto tempo per l'amore e i ragazzi che frequenta fanno in fretta a trasformarsi in ex. A nessun maschio piace non essere in cima alle priorità di una donna.
Pensierosa, si avvicina alla finestra.
Fuori la città scintilla di luci natalizie e lei pensa che deve ancora andare al vivaio per acquistare il suo abete vero profumato di resina. Non le sono mai piaciuti gli alberelli finti, colorati e plasticosi, così adesso pensa di scrivere un pezzo sul profumo di resina ormai quasi dimenticato. 
Eppure, per quanto si impegni per tenere a bada l'idea temeraria, quella è ancora lì, uncinata alla sua mente, intenta a rodere come un piccolo tarlo nevrotico. Può anche provare a distrarsi con le luci del Natale e gli effluvi di resina, ma i risultati sono scoraggianti.
L'autore, pensa sbattendo le ciglia. Potrebbe partire da lui, nel suo processo di dissacrazione. L'impresa, però, le appare persino più ardua che stroncare un romanzo che le è piaciuto. Perché l'autore ha scelto, con un'astuta manovra pubblicitaria, di circondarsi di mistero. Non si sa niente di lui, né il suo vero nome, né dove viva. Se sia giovane o vecchio. Non si sa neppure se si tratti di un uomo o di una donna, anche se il suo stile è sicuramente maschile. Insomma i media si sono lanciati in mille congetture basate sul nulla. Lui non ha mai rilasciato interviste, non ha partecipato a talk-show, non ha firmato copie presso librerie. E l'ufficio stampa della casa editrice è blindato, non lascia trapelare niente. Lei adesso si chiede se, senza il giochino del mistero, quel romanzo avrebbe avuto il successo planetario che ne ha fatto un best-seller. Il nome in copertina è Eugène Mystère, un aka molto azzeccato.
Scaltro bastardo, pensa Amanda. Ha saputo come rigirarsi tutti.
E lei, se vuole fare uno scoop che la faccia notare da quelli che contano, deve necessariamente inventarsi qualcosa. Deve essere la voce fuori dal coro.
Cosa l'ha colpita del romanzo? La trama originale, prima di tutto. Poi l'imprevedibile finale. Ma anche lo stile forte che lascia trasparire un carattere risoluto. Solo risoluto? Forse arrogante sarebbe più appropriato. L'autore misterioso procede sicuro per la sua via senza guardarsi intorno. Non prova pietà per i personaggi che a lei sono piaciuti. Quelli positivi. Decide le loro sorti dall'alto, senza un briciolo di comprensione. Crea e disfa il loro destino come un dio capriccioso e crudele. Con spietata arroganza, appunto.
Amanda allora lo scrive. Lo scrive forte e chiaro. Colpendo i tasti con la risolutezza di una vendicatrice. Lei è dalla parte di quei personaggi che lui ha abbandonato con perversa soddisfazione al loro destino. Non riesce a capire il gelido prendere le distanze dell'autore. La sua mancanza di partecipazione emotiva. La crudeltà delle sue scelte.
È un romanzo bellissimo, conclude, ma senza anima.
E non si ferma lì. Vuole colpire anche lo stupido vezzo di non rivelarsi.
Anche se Eugène Mystère si ammanta di mistero e non rilascia interviste, scrive, è facile entrare nella sua mente solo leggendo le pagine che ha scritto.
E poi conclude: A me sembra di conoscere anche le pieghe più segrete del suo carattere arrogante.
Rilegge con un insolito batticuore. Forse ha esagerato, ma solo le esasperazioni vengono notate nella giungla del suo ambiente.
Si morde il labbro pensierosa.  Adesso il titolo. Che sia rivelatore del contenuto, perché colpisca all'istante anche il lettore più distratto. Quello che si limita a scorrere solo le prime righe. Ci pensa ancora un attimo, poi scrive:
Cinque stelline di arroganza.
Molto molto bene. Ecco le sue cinque stelline, finalmente. Ma tutt'altro che fulgide e incontaminate. Al contrario, cinque stelline che si aprono a mille interrogativi.
Con una strana eccitazione che le scorre sottopelle, Amanda entra nella posta, allega il file e invia.
Adesso finalmente può bersi con piena soddisfazione il suo tè alla vaniglia.

 Ma non sono passati cinque minuti che squilla il cellulare.
Amanda è già convinta che si tratti di Vigevani, il direttore, e si prepara ad affrontarlo. Anzi, a combattere.
– Sei sicura di non volerci rimettere mano? - abbaia lui nel microfono.
– Perché? Non ti piace?
– Sei convinta di quello che hai scritto? Saremo gli unici a dar contro al romanzo dell'anno.
– Io ho ammesso che il romanzo è bellissimo. Gli ho dato cinque stelline.
– Cinque stelline di presunzione!
– No, di arroganza. Ma in fondo è lo stesso. Il romanzo non si discute, io però ho  cercato di scavare un po' più in profondità. Ho cercato di decifrare l'indole dell'autore.
– Non hai decifrato un bel niente. Hai detto solo che è arrogante.
– Infatti lo è.
– Non puoi saperlo se non lo conosci.
– Fidati, lo so.
Una pausa. Una pausa decisamente lunga. Ma Amanda conosce Vigevani e sa che adora andare controcorrente. In quello sono piuttosto simili.
– Allora lo pubblico così com'è – strilla infatti, gasatissimo. – Forse facciamo il colpaccio. Aspettati orde di lettori inferociti!
Veramente Amanda si aspetta anche l'autore inferocito. Quando ha scritto la recensione, ha inconsciamente desiderato scatenare la sua furia. Sogghigna e chiude la comunicazione.
È molto soddisfatta di sé, perché allora quella punta di ansia? Quella fastidiosa incertezza? E il tè alla vaniglia ha un retrogusto amarognolo che un attimo prima non aveva.
Forse Vigevani ha ragione, pensa. Forse lei non ha affatto scavato a fondo, ha solo colto quello che appare in superficie. È stata troppo frettolosa con la sua recensione del piffero, avrebbe dovuto riflettere con più calma. Lasciarla decantare e poi rileggerla. Non siamo quasi a Natale? E il Natale non dovrebbe rendere tutti buoni e generosi per un miracolo d'amore? La città è piena di stelle scintillanti e tutto quello che lei è riuscita a mettere insieme sono cinque misere stelline di arroganza. Digrigna i denti e quasi li sente scricchiolare. Si sente troppo perfida e per niente in sintonia con quel luminoso clima natalizio. Le luci di fuori sembrano quasi rimbalzare sul suo cuore buio.
Merda, è già pentita della sua bravata.
È ancora in tempo per cambiare qualcosa? Per limare e ammorbidire? Per renderla meno urticante? Ma sa bene che ormai Vigevani è lanciatissimo e di sicuro non più disposto a tornare sull'argomento.
E poi, cosa importa se ha peccato di superficialità?, le soffia all'orecchio la sua vocina subdola e senza scrupoli. Anche un po' gracchiante, a dire il vero. Quello che desidera è sollevare un polverone, non importa a quale prezzo. Ed è molto probabile, anzi quasi sicuro, che un bel polverone non mancherà di sollevarsi.
Quel pensiero, però, stride fastidiosamente con le allegre musiche natalizie degli zampognari, giù in strada.

Ogni tanto Amanda passa al giornale perché le piace l'aria che si respira. Potrebbe fare tutto da casa, ma poi le viene nostalgia del ritmo frenetico di una redazione al lavoro. Così decide di fare un salto di ritorno dal vivaio, proprio il giorno dopo l'uscita del suo articolo sul romanzo dell'anno. Parcheggia come capita la sua auto odorosa di resina. Dentro, un abete piuttosto ingombrante cerca di non ammaccarsi troppo.
Quando entra in redazione, tutti si girano di scatto verso di lei dalle loro postazioni, nell'enorme ufficio open space.
–  Ciao ragazzi! – saluta Amanda, tutta allegra.
Ma ha già intuito che è successo qualcosa.
– Siamo sepolti dai commenti – la informa infatti Lorena, gli occhi incollati allo schermo del pc. – La nostra pagina online ne ha milleduecentoventitre... no, è passata a milleduecentocinquantaquattro negli ultimi cinque secondi. Amanda, hai sollevato un vespaio.
Lei si paralizza. Vuoi vedere che l'autore, invece di inferocirsi, le farà recapitare un fascio di rose per ringraziarla di quel surplus di pubblicità?
– Ehm... caspita – dice. Si aspettava qualcosa, ma non quelle folle oceaniche intente a digitare commenti a una recensione di venti righe.
Una porta si spalanca e Vigevani appare sulla soglia. Ha l'aria arruffata e gli occhiali storti. – Che coincidenza, stavo per chiamarti. Subito nel mio ufficio, Amanda!
Il tono è imperscrutabile e lei vacilla un attimo prima di ubbidire.
Perché diavolo è passata in redazione? Al telefono Vigevani è più gestibile.

Seduto dietro la scrivania, il suo capo si raddrizza gli occhiali e la trafigge con uno sguardo più affilato di un pugnale malese. – Ho ricevuto una mail da Eugène Mystère – dice.
Amanda crolla sulla seggiola. Aveva puntato tutto su una circostanza come quella, ma adesso ha la sgradevole sensazione che il terreno le stia franando sotto i piedi.
– Davvero? – Ma il sorriso le riesce male. Sembra più una smorfia di panico.
– Questa cosa devi giocartela bene. Ti rilascia un'intervista. Stasera a Parigi, hotel Florian.
Adesso sì che sta franando tutto. Sotto i suoi piedi e intorno a lei.
– Per stasera non farò mai in tempo – proclama a occhi sbarrati.
– Guarda, Amanda, che gli aerei sono veloci.
Si pietrifica di nuovo. È anche sicura di essere diventata livida. Non salirà mai su un aereo, pensa convulsa. Ha terrore degli aerei, un terrore irragionevole e incontrollabile.
– Non posso. Davvero, non posso. Non si può fare qui?
– Credi di essere nella posizione di stabilire le regole?
Decisamente no, è costretta ad ammettere afflosciandosi contro la spalliera.
– L'aereo parte alle sedici e quaranta, vedi di muoverti.
Lei, invece, si aggrappa con entrambe le mani al bordo della seggiola. Nessuno la sradicherà da lì.
– Davvero non posso. Ho l'abete in auto. È quasi Natale. Deglutisce penosamente prima di ammettere la turpe verità. – E poi ho una vera fobia degli aerei. Nessuno potrà mai costringermi a salirci sopra.
Vigevani ride, prendendola per una battuta, ma poi si blocca e la fissa esterrefatto.
– Non dirmi che stai parlando sul serio!
– Sto parlando sul serio.
– Ti ho detto di non dirmelo! tuona lui inviperito. Sta chiaramente perdendo il controllo. – Non voglio sentire cazzate!
– Manda Chiara al mio posto. Ormai la sua voce è quasi un sibilo di disperazione. Lei odia Chiara e morirebbe piuttosto che cederle uno scoop, ma non può neppure pensare di mettere piede su quei cosi volanti.
Senza una parola, Vigevani digita sulla tastiera, aspetta un secondo e poi legge:
– “Ho deciso di rilasciare la mia prima intervista, e prendo in considerazione solo la piccola arrogante che mi considera arrogante senza conoscermi.” Ti è piaciuto sfidarlo, Amanda? Adesso, però, non puoi tirarti indietro.
Lei è annichilita. È davvero una sfida in piena regola, pensa, circostanza che conferma il suo giudizio su di lui: solo un perfetto arrogante può scrivere una mail del genere.
– Devi andare – dice Vigevani secco. – Non si discute.
– Non in aereo – punta i piedi lei.
– Eugène Mystère ci ha già fatto avere il biglietto, e io sto per chiamare un taxi. Sarà bene che ti muova. Hai appena il tempo di passare da casa a prendere un cambio.
– Cosa? Mi offre il biglietto?
– Scusandosi perché ti costringe a raggiungerlo a Parigi.
Ah davvero? Forse non è poi così arrogante.
Amanda capisce che non può insistere senza rendersi ridicola. Deve salire sul maledetto aereo, magari facendosi una flebo di tranquillanti. È la sua occasione e deve sapersela giocare alla grande. Una stupida fobia non minaccerà la prima intervista che l'autore misterioso ha deciso di concedere. O almeno lo spera con tutto il cuore.
– Lascia perdere il taxi, ho l'auto – ansima. La sua auto carica di un abete che profuma di resina e che rimarrà tristemente disadorno. Non può contare su Francesca, l'amica con la quale divide l'appartamento, perché in casa lei non fa altro che darsi lo smalto e leggere. Il povero abete languirà spoglio e mesto in attesa del suo ritorno. Se tornerà, è ovvio.
Amanda saluta la redazione come se stesse partendo per un viaggio interplanetario e per un istante valuta la possibilità di andare a Parigi proprio con la sua auto e il suo profumatissimo arbre magique.

Francesca sta pulendo con vigore i pensili della cucina. Una cosa che non fa mai, a meno che non sia furiosa col suo fidanzato. Quando Francesca pulisce, significa che ha litigato con Luca, ma al momento Amanda non è nella disposizione di spirito adatta per sviscerare l'argomento e per accogliere le sue confidenze. Arriva ansimante, completamente nascosta dietro l'abete che, oltre a odorare di resina, è anche pesante e pungente. Lo sistema nell'angolo vicino alla finestra, dà un rapido sguardo alla scatola delle decorazioni che resterà lì inutilizzata e serra i denti, furiosa. La gatta Alice, invece, sta già cominciando a fare gli agguati, sia all'albero sia alle palline colorate che occhieggiano dalla scatola.
In camera, Amanda prende un trolley, lo scaraventa sul letto e si guarda intorno in uno stato d'ansia esagerato.
Cosa può servirmi?, si chiede convulsa.
È già sicura che dimenticherà la cose più importanti, così decide di cominciare da quelle. Documento, carta di credito, biglietto aereo e voucher per l'albergo.
Praticamente non ha tempo, ma se anche l'avesse, la confusione che le si agita in testa le impedirebbe di ragionare con calma.
Un cambio, quello è facile. Reggiseno, slip, calze. E pigiama. Fatto. Poi spalanca l'armadio. Cosa mettere in valigia? Dopotutto va a intervistare un uomo che ha platealmente sfidato e che molto probabilmente è furioso con lei. Solo presentandosi al meglio delle sue potenzialità, potrà avere qualche chance di sopravvivenza.
Subito dopo, però, si dice che non vuole dare importanza alla cosa. Sarà semplicemente se stessa.
Se stessa? Pessima idea.
Con un breve movimento rapace afferra il tubino color ardesia, solo perché è l'unico che non si sgualcisce dentro una valigia. Però le sta anche divinamente, e deve ammettere che quello è il secondo motivo per cui l'ha scelto.
Piantala di barare, l'ammonisce la sua vocina velenosa. Sei disposta a giocare sporco, quindi tanto vale che prendi anche le scarpe col tacco dodici.
Il tacco dodici no! Quelle scarpe le ha indossate solo una volta, è arrivata in fondo al corridoio e se l'è tolte.
– Dove vai?
Francesca è apparsa sulla porta e la sta scrutando interrogativa.
– Parto. Devo salire sul primo aereo della mia vita e non è detto che ce la faccia.
L'amica ride. – Bene, così la finirai con questa storia ridicola della paura.
Amanda entra in bagno e afferra con mani maldestre qualche cosmetico a caso. Francesca le va dietro.
– Calmati però, cosa ci fai con due mascara e neppure un rossetto?
Si libera dei guanti di gomma che odorano di detersivo e pesca con sicurezza gli articoli giusti dal cestino accanto al lavabo.
– Questo gloss ti sta benissimo, e se hai preso il tubino sexy un po' di mauve sulle palpebre sarà perfetto.
– Non l'ho preso perché è sexy. Solo perché non si sgualcisce in valigia.
– Mi credi stupida?
– E le mani mi tremeranno troppo per potermi mettere l'ombretto.
– Falla finita, Amanda. Dov'è che vai?
– A Parigi. E solo perché sarà lo scoop della mia vita. Chiacchiera un po' con l'albero, ogni tanto. Giusto perché non si senta troppo solo.
– Lo decoro invece – si offre lei a denti stretti. – Quando sono in guerra con Luca devo darmi da fare. Che tipo di scoop?
– Eugène Mystère vuole rilasciare a me la sua prima intervista.
Francesca si abbatte di schianto sul letto. – Portami con te sul maledetto aereo, voglio conoscerlo! Ti rendi conto che non te la meriti questa fortuna? Ho scritto sette commenti sulla pagina online del tuo giornale per contestare la tua stupida recensione. – Si interrompe. Sorride. – Ma se quella recensione ti porterà a conoscerlo, forse non era poi troppo stupida.
Amanda ride per la prima volta, da quando ha saputo che dovrà prendere un aereo.

Okay, ha salito la ripida scaletta trascinandosi il trolley e adesso è dentro il primo velivolo della sua vita. Poltrone color amaranto e cinture di sicurezza che lei scruta con sospetto. Meglio legarsi stretta alla poltrona o essere libera di fuggire in caso di pericolo? Ma fuggire dove? Sta già vaneggiando.
Il suo vicino di posto è l'uomo più bello che Amanda abbia mai visto da quando ha l'età per apprezzare la bellezza maschile. Peccato che la sua paura per gli aerei non le permetterà di mostrargli il meglio di sé. Come può infatti essere affascinante con gli occhi sbarrati e le labbra rigide? Pallida e tremebonda?
Niente da fare, gli aerei la terrorizzano.
Non siamo mica fatti per volare, si ripete per la centesima volta, altrimenti saremmo stati provvisti di ali fin dalle origini del mondo.
Perché mai sfidare tutte le leggi di gravità solo per guadagnare qualche ora? I treni sono così innocui e rassicuranti e lei avrebbe potuto anche ottimizzare il tempo lavorando al pc. Invece il detestabile autore di best-seller ha preteso di trascinarla a Parigi senza neppure darle il tempo di riordinare le idee.
Parleremo prima di cena, ha scritto nella sua arrogante mail, è il massimo che posso concedere.
Sembra, infatti, che la mattina dopo debba partire per seguire a New-York il lancio del romanzo. Il fatto che la sua recensione abbia ferito a sangue un autore di quel livello, colma Amanda di legittimo orgoglio.
L'altra faccia della medaglia è che adesso lei è lì, abbarbicata alla poltrona di un mezzo di trasporto che è stato programmato per volare tra le nuvole. A un tratto la cintura di sicurezza non le sembra più abbastanza, così si arpiona ai braccioli con dita uncinate ed evita di guardare fuori nonostante il suo compagno di viaggio le abbia gentilmente ceduto il posto accanto al finestrino. Così gentilmente che lei non ha avuto il coraggio di rifiutarsi.
Ma si guarderà bene dal guardare.
Perché se invece punta gli occhi sullo schienale di fronte, o se addirittura li tiene chiusi, forse riuscirà a tenere a bada il panico.
– È la prima volta che viaggia? – si informa il suo affascinante vicino.
Lei gli rivolge uno sguardo stralunato. – In aereo sì. Auto, nave, treno, moto, monopattino, mai aereo.
Intanto lo guarda. È proprio bello in modo imbarazzante. Lineamenti energici, magnetici occhi color fumo, bocca... il primo aggettivo che le viene in mente è peccaminosa.
E che cavolo, reagisce incollerita, deve piantarla di sciogliersi davanti a un bell'uomo. Tanto, per quanto belli, fanno poi tutti in fretta a diventare ex.
Mai aereo è una grossa limitazione – osserva lui. I suoi occhi color fumo la scrutano divertiti. – Che lavoro fa?
– Giornalista. Ma finora da dietro una scrivania.
– Adesso invece?
Lei cerca di soffocare un inquietante attacco di nausea. Sarebbe il colmo se vomitasse nella busta di cartone, a un palmo da un uomo così affascinante.
– Un'intervista che non ho potuto rifiutare. Che sarei pazza a rifiutare. L'occasione che aspettavo da quando mi sono seduta a quella scrivania.
– Un'intervista che vale un'ora tra le nuvole, quindi.
– Questo non posso saperlo. Potrebbe anche valere un accidente di niente, dato il tipo che vado a intervistare.
A lui scappa un mezzo sorriso. Poi la scruta di nuovo e corruga la fronte.
– Scusi, vuole che le ordini un tonico? Ha già un colorito verdastro e dobbiamo ancora decollare.
Acuta osservazione. Cosa succederà quando ruggiranno i motori e la terra sarà ben lontana sotto di loro? Amanda non osa pensarci.
– Preferirei un potente sonnifero.
Lui sorride di nuovo mentre una hostess comincia a muoversi in modo pittoresco a metà corridoio mimando tutte le terribili catastrofi che potrebbero abbattersi su di loro. Amanda pensa che il suo colorito verdastro si stia accentuando notevolmente.
– Niente sonnifero – dice lui. – La distrarrò io chiacchierando.
Su qualsiasi altro mezzo di trasporto, Amanda avrebbe saputo trarre il meglio da quella situazione sicuramente favorevole.
– Mi perdoni, ma neppure un uomo affascinante come lei riuscirà a farmi dimenticare che sto volando a... a quanti mila metri di altezza?
– Abbastanza perché il paesaggio fuori dal finestrino sia imperdibile.
– Io invece credo che me lo perderò senza rimorsi. Oh...
L'aereo si sta muovendo. Per ora sembra solo una grossa auto molto rumorosa, ma Amanda teme che quella similitudine non funzionerà per più di qualche istante. Incolla lo sguardo sulle ginocchia, poi chiude gli occhi ben stretti. Le unghie stanno affondando nella pelle dei braccioli, è probabile che sia anche chiamata a danni.
– Respiri profondamente – le suggerisce il suo vicino con voce lenta e appena ipnotica. – E pensi di essere in un posto che eserciti un potere calmante su di lei.
– La mia scrivania – balbetta.
– Io pensavo a un'isoletta tropicale.
– Purché non sia raggiungibile solo in aereo.
Amanda lo sente ridere, l'uomo affascinante si sta divertendo. La grossa auto acquista velocità, i motori ruggiscono.
Quando si stacca da terra, lei crede di ingoiare l'anima. Il cuore è impazzito, pulsazioni a mille.
– Voglio morire. Cioè no. Tutto il contrario.
Ormai è fuori controllo. Potrebbe dire qualsiasi cosa. Riesce a staccare le mani dai braccioli per portarsele su, a tappare le orecchie. Come ha potuto pensare di riuscire a farcela?
L'aereo sta andando sempre più in alto. Lei pensa che, se guardasse fuori dal finestrino, l'orrore la sommergerebbe. Ma poi capisce che immaginare è peggio che vedere e spalanca di colpo gli occhi. Fuori c'è solo cielo. Cielo e nuvole, e loro ci stanno passando attraverso.
Uno spettacolo fantastico!
Per una frazione di secondo dimentica che potrebbe schiantarsi al suolo con tutte le conseguenze del caso.
– È magnifico – dice al suo vicino che la sta guardando con curiosità.
– È per questo che le ho lasciato il mio posto, io viaggio sempre.
– Viaggia sempre ed è riuscito a sopravvivere?
L'uomo ride. – Non è più troppo verdastra – la informa poi.
– Forse è merito del nuovo fondotinta, io mi sento ancora verdastra.
Ma deve ammettere che comincia a divertirsi anche lei. L'aereo adesso sembra immobile e, se non guarda fuori, potrebbe anche pensare che non si sia staccato da terra. Ma guardare fuori è troppo bello.
Lancia una rapida occhiata a un grappolo di nubi luminosissime.
– Chi deve intervistare? – le chiede il suo vicino e sembra sinceramente interessato. Non è una domanda solo per distrarla.
– Eugène Mystère. È una specie di scoop perché non si sa davvero niente di lui.
– Ho letto il suo libro. Ha un ego gigantesco.
Amanda non crede alle sue orecchie. – Lo pensa anche lei? Allora non sono una visionaria. Ho scritto nella mia recensione che lo trovo arrogante e sembra che questa cosa lo abbia ferito a sangue. Così ha deciso di rilasciare a me la sua prima intervista.
Lui stringe gli occhi, l'iride solo un barlume tra le ciglia. – Allora non deve poi odiarla troppo. La prima intervista a un autore così famoso è davvero un grosso scoop.
– È il motivo per cui sono salita sul maledetto aereo. Sono sicura che voglia farmela pagare per la mia sincerità, però devo anche mettere in conto che, se non attua qualche perversa vendetta, potrebbe essere l'occasione della mia vita.
L'hostess si avvicina con un vassoio pieno di dolcini.
– Potrei avere una camomilla bella carica? – chiede invece Amanda. Si sente eccitata come un fuoco d'artificio pronto a esplodere. Deve assolutamente calmarsi almeno un po'. Invece le parole le vengono fuori rapide e irriflessive.
– Vede, Eugène Mystère è senza dubbio un genio, ma molto del suo successo è dovuto anche al mistero di cui ha voluto circondarsi. – Parla in fretta, letteralmente su di giri. – Tutte le congetture che si sono fatte su di lui hanno pilotato l'attenzione sul libro. Non so se all'inizio abbia attratto di più il romanzo o l'autore misterioso.
– Forse il mistero è stato un espediente per far conoscere un romanzo meritevole ipotizza il suo vicino. Difficilmente gli esordienti hanno visibilità, se non si inventano qualcosa.
– Forse. Ma lui lo ha fatto con arroganza.
– Come fa a dirlo?
Già, come fa a dirlo? L'odioso sospetto di aver scritto d'impulso quella recensione, solo per fare uno scoop, le avvelena per un attimo i pensieri. Possibile che la brama di visibilità l'abbia trasformata in una creatura senza scrupoli? E nonostante sia Natale, un periodo in cui persino Ebenezer Scrooge diventa un agnellino. Cerca disperatamente di reagire.
– Ma scusi, non ha detto anche lei che ha un ego gigantesco?
– Sì, ma per chi scrive best-sellers l'ego gigantesco è un punto a favore. Intanto assaggi questo. E le porge una dolcino al cioccolato che ha preso poco prima dal vassoio della hostess.
Lei lo afferra e lo addenta nervosamente. – Buono – esclama, perché è davvero una delizia, croccante fuori, morbido dentro. Lui la sta guardando con una strana intensità e Amanda si pietrifica a bocca piena. Ha uno sguardo davvero indefinibile. Gli occhi grigio fumo sono quasi ipnotici, così vicini. E le labbra sembrano persino più peccaminose, così vicine. A un tratto è come se qualcosa le si stia liquefacendo e poi incendiando lì dove prima c'era un muscolo cardiaco intento a svolgere la sua funzione.
Come può inghiottire abbastanza in fretta se decidesse di baciarla?
– Ha un grumo di cioccolato sul naso.
Oh.
Intanto è arrivata la tazza di camomilla. Amanda pensa che ne ha proprio bisogno perché quel tipo, per quanto affascinante, la sta davvero irritando.
Elimina ogni traccia della delizia dal suo nasetto indignato, beve lentamente un paio di sorsi e poi torna con altrettanta calma all'argomento della loro conversazione. Inutile cercare la rissa.
– In ogni caso presto conoscerò Eugène Mystère e potrò valutare di persona.
– Le auguro buona fortuna.
Un leggero sussulto dell'aereo la fa saltare come una molla nonostante sia assicurata alla poltrona da una cintura ben stretta. Un po' della camomilla le cade sui pantaloni.
– Accidenti, cosa è stato? – grugnisce rauca. Il panico le si è aggrappato alla gola.
– Ma niente, un piccolo vuoto d'aria.
– Piccolo? Ho versato metà camomilla sui pantaloni nuovi.
– Solo perché non è padrona dei suoi nervi. Le consiglio di scrivere un articolo sul suo primo viaggio in aereo, potrebbe venir fuori qualcosa di esilarante.
Questo tipo è davvero odioso, pensa Amanda. Anzi, potrebbe dire arrogante senza paura di essere smentita.
– Per caso è uno scrittore anche lei? Perché a giudicare dalle dimensioni del suo ego...
Lui si fa una bella risata. – Finisca la camomilla, così potrà guardare il mondo con occhi più amichevoli.
Amanda ubbidisce, irritata. E poi cerca di girarsi dall'altra parte, perché ne ha fin sopra i capelli di chiacchiere. Ma se si gira dall'altra parte, non può non guardare il cielo e quella massa di bambagia su cui stanno volando. Bellissimo e pauroso. Cosa deve fare?, si interroga fumosamente. Godersi il bellissimo, oppure chiudere gli occhi per evitare il pauroso?
– Deve stringere i denti solo per mezz'ora – dice il suo affascinante detestabile vicino. – Poi atterreremo. Che, detto per inciso, è il momento più a rischio di tutto il volo. L'atterraggio, intendo.
Amanda si gira con lo scatto sinuoso di un serpente feroce. – Se li tenga per lei, i momenti più a rischio!
– Glielo dico solo perché sia preparata.
– Sono già preparata. A possibili incendi, esplosioni, dirottamenti, fulmini e saette...
– Forse dovrebbe prendere qualcosa di più calmante di una camomilla.
– Ero discretamente calma, prima che lei mi parlasse dei rischi dell'atterraggio.
E se provasse a dormire? No, non ci riuscirebbe mai, è troppo eccitata.
E se fingesse di dormire?
Chiude gli occhi con ostentazione e cerca di ispessire il respiro, per rendere credibile un sonno letargico.
– Lo sai che sei proprio carina?
La voce del suo vicino è bassa e suadente, davvero sexy. Le entra dentro suscitando un piacevole rimescolio. Il muscolo cardiaco si dà da fare con esagerato vigore.
– Anche tu non sei male – bisbiglia Amanda senza aprire gli occhi, prima che la ragione intervenga a zittirla. Perché, incredibilmente, anche un ego smisurato può avere un certo fascino.
– Hai un uomo? – bisbiglia lui, e il rimescolio diventa caldo e dolce, si irradia dappertutto.
– No.
– Non posso crederci. Come mai?
Il suo respiro le solletica lieve la fronte. Amanda si sente avvolta in un bozzolo di piacere.
– Perché... – respira a fondo. – Perché gli uomini non vengono mai al primo posto nella mia vita. – Apre gli occhi e incontra il grigio seduzione delle sue iridi. Di nuovo troppo vicine per il suo equilibrio mentale. Per la prima volta pensa che forse non ha mai incontrato l'uomo giusto. Quello che ti fa dimenticare tutto il resto, posizionandosi automaticamente al primo posto.
Ops, ma la sta baciando?
Le sue labbra sanno di morbido e di esigente, una curiosa combinazione. E anche la mano che a un tratto avverte sul viso, dita gentili eppure forti. E il suo odore la avvolge, di colonia e di uomo affascinante. E il suo sapore la invade. Quello è persino più sconvolgente di tutto il resto. Amanda schiude le labbra, acutamente consapevole che sapranno di delizia al cioccolato. È abbastanza sensuale quel gusto per un uomo raffinato come il suo vicino? Sembra di sì, perché la sta baciando con vorace passione. E a quel punto una colata ardente le cancella pensieri e interrogativi. Tutto diventa lava infuocata e lapilli incandescenti. Sta letteralmente andando a fuoco. Anche l'aereo potrebbe essere andato a fuoco, per quel che le importa.
Si raddrizza sulla poltrona senza fiato. Cosa sta succedendo? Sta davvero baciando uno sconosciuto mentre vola a non sa quanti mila metri di altezza? Ha davvero pensato di slacciarsi la cintura per andargli più vicina? Tutte le recenti emozioni le hanno mandato in acqua il cervello. E da qualche parte ha letto che la paura è il più potente degli afrodisiaci. Deve rimettere le cose al loro posto. Ristabilire le opportune istanze. E in fretta.
Fa per parlare, ma lui l'anticipa.
– Quanto ti trattieni a Parigi? Riusciamo a vederci?
– Riparto domani.
Per fortuna. Non deve neppure inventarsi un pretesto per declinare.
– Che peccato. Stasera allora?
– Stasera ho l'intervista – articola a fatica. Deve ricordarsi che è forte e irremovibile. In grado di resistere alle tentazioni più tentatrici.
– E se riuscissi a liberarti in fretta di quel vanesio di Eugène Mystère?
A quel punto Amanda smette di resistere. E piuttosto volentieri. Dopotutto, chi è lei per opporsi all'ineluttabile? – Si può fare. Anche perché dovevo pensare alle domande, invece di chiacchierare con te. Vuol dire che gli rivolgerò quelle di routine, in meno di un'ora me ne libero.
– Anche se potrebbe essere l'occasione della tua vita?
Si stringe nelle spalle. – Conosco bene il tipo d'uomo, farà in modo che non lo sia. Quindi, perché investire energie?
Non ci sono dubbi, è uscita di senno. Possibile che sia pronta a mandare all'aria lo scoop della vita, per il quale si è persino azzardata a salire su un aereo, solo perché le è capitato un vicino di posto terribilmente affascinante?
Noi donne non faremo mai carriera, riflette convulsamente. Ragioniamo con il cuore invece che con il cervello. Giochiamo a non avere scrupoli, ma in realtà ne abbiamo a vagonate.
Lei aveva fatto una bella mossa con quella recensione, una mossa astuta, ma adesso è pronta a vanificare tutto solo per andare a cena con un bellissimo uomo che bacia da dio e che non rivedrà mai più. Deve essere pazza.
– Vivi a Parigi o in Italia? – gli chiede, già in allarme all'idea di una storia più veloce di una meteora.
– A seconda dell'umore – sorride lui. – Stasera ti porto a cena al Quartiere Latino. Non vedo l'ora di ammirarti senza questo colorito verdognolo.
Amanda ride piano. Il suo vicino di posto è divertente. Bello, divertente e il tempo del volo è passato abbastanza in fretta grazie a lui.
– Non so come ti chiami – dice, giusto per poter mettere un soggetto appropriato ai suoi pensieri farneticanti.
– Alessandro.
– Io Amanda.
– Piacere di conoscerti, Amanda.
Poi si sporge appena verso di lei e la bacia di nuovo. Come se la sua carnagione fosse color pesca e il suo sguardo niente affatto stralunato.

 Il Natale l'ha inseguita a Parigi. E Parigi illuminata è uno spettacolo che non si può immaginare e neppure raccontare. Si deve solo vederlo. Gli alberi adorni di luci popolano foreste scintillanti, i tetti di ardesia sono meta di piccole sagome di Santa Claus che si arrampicano su per i palazzi, Place Vendôme scintilla nella nebbia leggera che non riesce ad offuscarne le luci. Il percorso in taxi sembra un viaggio dentro un sogno. Le fa perdere il senso del tempo e della realtà.
Così, quando finalmente arriva in albergo, Amanda ha solo mezz'ora prima dell'intervista. Fa in fretta una doccia, si asciuga i capelli come capita e pesca il tubino ardesia dal trolley.
Non è affatto male, pensa guardandosi nel grande specchio della camera d'albergo. Alta anche senza tacco dodici. Ricchi capelli color rame che, asciugati in libertà, sprigionano mille ricci sottili. Occhi azzurri con una leggera sfumatura mauve sulle palpebre. Il gloss, poi, è perfetto, Francesca ha sempre avuto un buon occhio per i colori. Si guarda di nuovo, di buon umore, e scuote la testa per rendere ancora più ariosi i capelli. È sicura che piacerà ad Alessandro. Non si pone neppure la domanda: piacerò a Eugène Mystère?, perché la considera ininfluente. Tutti i suoi pensieri sono per il suo affascinante vicino di posto.
Bene, è pronta. Appena in tempo per non arrivare in ritardo. Alla reception le hanno detto che lui l'aspetta in una saletta privata. Ci va, cercando di riordinare un minimo le idee. Sarà aggressiva o compiacente? Dipenderà da lui. Forse la soluzione è nel mezzo: gentile ma ferma. Per nulla disposta a fargli sconti.
Eccola davanti a  una porta di lacca blu. Bussa leggermente e apre.
Lui è lì e le volta le spalle. Alto, bruno, fisico decisamente notevole.
Poi si gira ed è come se una voragine la inghiottisse. In realtà ha avuto un flash. Una frazione di secondo prima che lui si girasse, aveva già capito. Una frazione di secondo prima di vedere i suoi occhi beffardi e l'irritante sorriso ironico, già sapeva che era lui. Il suo detestabile, affascinante, mentitore vicino di posto.
– Dimmi che c'è una spiegazione credibile a tutto questo – alita, completamente scioccata.
– Sono alla tua mercé. Risponderò a tutte le domande che vorrai pormi.
– Rispondi solo a una: perché questa patetica sceneggiata? – Adesso la collera le annebbia la vista. – Eri a Milano, potevamo fare lì l'intervista.
Lui sorride. – Dopo la recensione, mi sono documentato su di te. Ho letto alcuni articoli, molto divertente quello in cui parlavi del tuo terrore per gli aerei. Insomma, è stata una specie di punizione per la tua arroganza nel giudicarmi. Nel giudicare me come persona, non il mio romanzo. Poi ti ho conosciuta e mi hai colpito al cuore.
– Ti colpirò alla mascella, piuttosto, non riesco ancora a crederci! Quindi sei italiano? Eugène è uno pseudonimo?
– È il nome del mio nonno parigino.
– Sei davvero un bastardo, Eugène Mystère! – gli getta in faccia Amanda e se rifiuterà di concederle l'intervista, vorrà dire che è salita sul maledetto aereo per niente.
– Puoi cominciare così il tuo pezzo: Eugène Mystère, il bastardo. Ti lascio carta bianca, è il mio modo di espiare. Purché non cambi idea e vieni a cena con me, stasera.
Ha un'espressione così irresistibile che Amanda sente sbollire in un attimo la sua ira. Si guardano negli occhi e scoppiano in una risata.
– Domande al vetriolo? – lo sfida lei, accendendo il registratore.
– Risposte al vetriolo! – afferma lui, convintissimo.

E lo sono state. Domande e risposte al vetriolo. Tanto che alla fine Amanda  teme che lui molto volentieri annullerà la cena.
Come donna sarà pure un disastro, ma come giornalista è una forza della natura. Non aveva preparato le domande, eppure le sente nascere dentro di sé una dopo l'altra, con la massima naturalezza e incisività. Ha capito che la chiave di tutto è l'odio che lui prova per i suoi personaggi positivi. Forse non si tratta di arroganza. Forse l'arroganza nasconde altro.
All'improvviso ha un'urgenza irrefrenabile di scavare, scavare a fondo senza  accontentarsi della superficie.
Le domande sono sempre più incalzanti, le risposte sempre più taglienti.
– Mi stai mettendo a nudo, Amanda – dice Alessandro a un certo punto. – Chiudiamola qui.
– Non avevi detto che avrei avuto carta bianca? Che dovevi espiare?
– Ma tu vuoi il sangue.
– No, voglio solo sondare la tua anima insondabile.
– Non ho mai dato a nessuno questo potere.
– A me sì. A me l'hai dato, quando hai detto di essere alla mia mercé. Quando hai detto che avresti risposto a qualsiasi domanda avessi voluto porti.
Lui stringe gli occhi, sembra valutarla. Poi scuote leggermente la testa. – Non ci sono limiti a quello che sono disposto a promettere per conquistare la donna che mi piace. Ma non sempre mantengo le promesse. E non credo che tu mi piaccia, Amanda. Chiudiamola subito.
Lei spegne il registratore e gli rivolge uno sguardo di sfida. – Possiamo continuare così.
Alessandro fa una specie di ghigno.
– Sei proprio un mastino che non molla.
– E tu non puoi continuare a preferire la fuga.
C'è un lungo silenzio, carico di tensione. Si guardano come due nemici.
– Vuoi farmi dire che odio i miei personaggi positivi perché ho avuto un'infanzia miserevole? Perché sono stato odiato quando ero invece così vulnerabile da essere disposto a strisciare per una carezza? Bene, è così. Non ne ho mai parlato a nessuno. L'ho cancellato dalla mia memoria e me lo sono strappato a morsi dal cuore. Eppure è ancora lì, una ferita viva, e tu lo hai capito. Ecco il tuo scoop, Amanda, per quel che me ne importa. Te lo regalo.  E adesso vattene all'inferno.
Lei rimane immobile, attonita. È davvero in collera, pensa. Non ha mai visto un uomo così in collera, prima di allora. Gli occhi di Alessandro sono furiosi, una vena gli pulsa sulla tempia, la bocca è una linea dura.
Ma ha sciolto il mistero.
Amanda si passa le dita tra i capelli e si accorge che sta tremando.
Eugène Mystère ha sciolto il mistero. 
§

Amanda rilegge con attenzione, digita due brevi righe di accompagnamento e poi invia.
È passato un anno da quel delirante viaggio in aereo e la sua vita lavorativa è totalmente cambiata. L'intervista a Eugène Mystère è stato uno scoop senza precedenti, non solo il suo giornale ha triplicato la tiratura, ma l'intervista è stata ripresa da tutti i media, rimbalzando dappertutto come una pallina impazzita. Giornali, tivù, web, un delirio di proporzioni incredibili. Così tutti gli autori famosi hanno scoperto di volere un'intervista da lei. Amanda può tranquillamente affermare di aver saputo cogliere la sua occasione per fare carriera. Non ha lasciato la rubrica di recensioni, ricette e vita vissuta perché in fondo è una sentimentale e le piace ricordare da dove ha cominciato. Ma per le interviste è una free lance, e tutte le testate più prestigiose fanno a gara per acquistargliele. Nessuno sa andare a fondo nell'animo umano come lei, dicono.
Ed Eugène Mystère, cioè Alessandro?
Amanda allunga una mano verso la tazza di tè alla vaniglia e ne beve un sorso. Il suo albero profumato di resina scintilla di luci colorate e quelle luci sembrano entrarle dentro, come se il suo cuore le assorbisse.
Quanto può essere breve un anno e allo stesso tempo infinito? Quante situazioni, emozioni, sensazioni può contenere? Il suo anno è stato troppo ricco perché lei possa conservare memoria di ogni singolo giorno o minuto, di ogni singolo gesto, pensiero, avvenimento. Eppure ci riesce benissimo. È tutto inciso nella sua mente e in quel muscolo cardiaco ormai in piena anarchia.
Si alza e prende la borsa che ha lasciato sul divano. Estrae una busta rossa che contiene due biglietti aerei e la mette sotto l'albero. Sarà un bel regalo simbolico.
Sono solo due biglietti aerei per una vacanza al sole, due dei tanti che ha usato in quell'anno, ma per lei rappresentano molto di più.
Sono una sfida, una vittoria, un superamento. La prova che qualsiasi paura può essere superata. E la scoperta esaltante che un uomo può davvero venire prima di tutto il resto.

– Mi regali lo scoop? – dice Amanda piano. Ha la voce incrinata e gli occhi lucidi. – Ti ringrazio. Lo terrò nel mio cuore, al sicuro.
– Saresti stupida. Sei una giornalista e i giornalisti è questo che fanno – dice Alessandro con voce tagliente. – Carpiscono segreti per darli in pasto al loro pubblico.
– Non io. Non questa volta. – Lei scuote la testa. – Ce n'è abbastanza per fare un buon pezzo, l'intervista è finita quando ho spento il registratore.
Gli occhi grigi di lui affondano nei suoi. Sono così intensi che Amanda pensa di non riuscire a sostenerne lo sguardo. Capisce che lo ha sorpreso. Ed è sorpresa lei stessa. Non le era mai capitato, da quando ha l'età della ragione e dell'ambizione, che un uomo fosse la sua priorità.
– C'è una strana magia in quello che scrivi – dice Alessandro piano. La voce intensa come lo sguardo. – Sfidi chi ti legge, costringi a prendere posizioni. È un grande talento. Quando ho letto la tua recensione al mio romanzo... non ero neppure arrivato in fondo che già sapevo che ti avrei avuta.
Amanda sorride. – E quando sei arrivato in fondo? Quando sei arrivato alla parola “arrogante”?
Lui l'attira a sé con un brusco movimento che la disarma. Le sue labbra bruciano di passione, e quella passione entra in lei e invade ogni parte del suo corpo e ogni recesso della sua mente. Le scorre persino nelle vene. Rende molli le sue ginocchia. Le spezza il respiro in una meravigliosa infinita apnea. E proprio quando è a un attimo dal più fantastico principio di asfissia che abbia mai sperimentato, lui la lascia andare.
La sua voce, nel risponderle, è incrinata di emozione.
– Ho solo avuto voglia di raccogliere la sfida.

FINE

CHI E' L'AUTRICE


Ornella Albanese è nata a Giulianova, in Abruzzo, e vive  nel centro storico di Bologna con il marito e i due figli. Ornella ha iniziato a pubblicare a sedici anni, collaborando alla narrativa di alcune riviste (Gioia, Bella, Milleidee) con una vasta produzione di racconti gialli e rosa. Anche attualmente scrive per Intimità romanzi brevi e a puntate. Dal 1997 ha pubblicato otto romanzi per la casa editrice Le Onde con lo pseudonimo di Alba O’Neal. Infine ha scoperto il Romance storico e così è cominciata la sua collaborazione con Mondadori e la conseguente pubblicazione di otto titoli nella collana I Romanzi. "Nelle mie storie", osserva l'autrice, " tutto si gioca sull’incertezza, perché sono convinta che l’attrattiva di una narrazione stia proprio nel fatto che i protagonisti si misurano, si inseguono e si combattono in sfide che non hanno certezze. Se l’amore, infatti, diventa sicuro e appagato, smette dal punto di vista letterario di essere interessante. Ed è in quel preciso momento che si conclude il romanzo."

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29 commenti:

  1. Che dire?!
    Bello bello bello!
    Fluido, come sempre..la lettura scorre che è un piacere. Bei dialoghi.
    Ironico e sorprendente, come è tipico della scrittura di Ornella Albanese. Complimenti!
    Buone feste
    Sara

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  2. Wow!Davvero una lettura da leggero in un unico fiato.Coinvolgente e un protagonista maschile con un fascino da cinque stelline.Bellissimo racconto!
    Serene Feste
    Dora

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  3. Conosco Ornella scrittrice da tantissimi anni e sino ad ora non mi ha mai deluso, tutti i suoi libri hanno un posticino speciale nella mia libreria ^_^ Questo racconto dal titolo accattivante è veramente delizioso e vi ringrazio per averlo pubblicato. Unica pecca...troppo breve ^_^

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  4. Originale, completo nonostante sia un racconto: non lascia troppo amaro in bocca per l'assenza di particolari. Comunque mi piacerebbe leggere un bel romanzo con protagonisti Alessandro e Amanda

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  5. Un protagonista maschile decisamente affascinante nella sua sicurezza e anche nelle sue fragilità. Un racconto intenso, coinvolgente ed ironico. Complimenti all'autrice.

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  6. Grazie per le emozioni trasmesse, provate e rivissute con questo racconto. Due personaggi interessanti, affascinanti. Lettura appagante e completa. Complimenti.
    Buone feste!

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  7. Anche questo è un racconto molto bello. Del resto non mi sarei aspettata di meno da Ornella Albanese. Bravissima.

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  8. Bella mattina di Natale, arricchita dai vostri commenti! Sono davvero felice che il mio racconto natalizio vi abbia regalato emozioni. Grazie e auguro un Natale scintillante di fulgide stelline a tutte voi!
    Ornella Albanese

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  9. Tutto quello che scrive Ornella Albanese è meraviglioso e questo racconto non fa eccezione. Divertente e romantico, mi ha regalato una miriade di emozioni. Grazie, Ornella!

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  10. E' un bellissimo racconto e sono d'accordo con chi ha scritto che sarebbe bello leggere la storia di Amanda e Alessandro in un bel romanzo

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  11. Il sogno di tutte noi blogger (parte il sospirone)

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  12. amo le commedie romantiche per cui non poteva non piacermi questo racconto. avevo sospettato subito che lo scrittore fosse il suo vicino! è stato troppo divertente.

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  13. Non posso non ringraziarvi di nuovo per i vostri commenti!
    Con affetto,
    Ornella Albanese

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  14. Divertente, ironico, emozionante...davvero un bel racconto! L'ho riletto due volte sperando che, per una fortunosa magia delle feste, la storia continuasse e potessi trascorrere altri momenti con i protagonisti. Niente...mi sa che la magia può operarla solo l'autrice ^_^

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  15. Molto bene. Mi è piaciuto e ne è sintompo che è già la terza volta che lo scorro e rileggo.
    Colpita e affondata.
    Complimenti.
    Antonella_78

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  16. Compimento, bel racconto! Completo nella sua brevità. I personaggio sono descritti molto bene e si sanno far voler bene. Mi è piaciuto veramente tanto. Grazie

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  17. Mi è piaciuto tantissimo!!! Talmente tanto che ho comprato e divorato dell'autrice Come cerchi sull'acqua!!! Bravissima!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ehm... Nimue76...Come cerchi sull'acqua non è mio, ma della mia bravissima amica Alexandra Forrest!
      Un abbraccio e grazie del commento!
      Ornella Albanese

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  18. Questo racconto mi è proprio piaciuto.. È coinvolgente, ironico, romantico. Complimenti a Ornella, perché è una delle autrici italiane che più apprezzo e che meritano <3

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  19. Bello! Mi è piaciuto molto! Compresa l'azzeccatissima ironia che permea tutto il racconto.

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  20. Molto bello il racconto....quasi un romanzo. Unica perplessità l'uso del presente nella fase iniziale. Milena

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    Risposte
    1. Cara Milena,
      al tuo commento desidero rispondere perché solleva quello che ho scoperto essere un argomento che porta a schierarsi per il pro o per il contro (così come la prima persona o la terza narrante).
      Nel leggere io non ho mai badato ai tempi verbali, convinta che essi rispondessero a un'esigenza della storia o dell'autore, invece vedo che molte lettrici hanno le loro preferenze. Io di solito uso il passato negli storici e da pochissimo il presente nelle commedie contemporanee romantiche, quelle dove le azioni, i pensieri e i dialoghi sono “quick”. Ci sono arrivata rileggendo un primo capitolo divertente che però mi sembrava procedere a rilento. Idea. Ho sostituito il passato con il presente e tutto è diventato serrato, fluido, brillante. Ecco, secondo me il presente regala immediatezza alle situazioni.
      Quanto al racconto di questa rassegna, Cinque stelline di arroganza è interamente al presente, non solo nella prima parte. Così oso sperare che a un certo punto della lettura il presente ti sia entrato talmente dentro, da non avvertirlo più come spiacevole. Un abbraccio e grazie del tuo commento.
      Ornella Albanese

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  21. Complimenti Ornella! Questo tuo racconto mi è piaciuto tantissimo!I due protagonisti fanno intravedere una forte personalità, immagino quanto sarebbe accattivante una storia incentrata su di loro. Amo i personaggi "tosti"che sanno quello che vogliono. I dialoghi tra loro sono effervescenti, che dirti.....puoi pensare di sviluppare una loro storia? Buon anno Ornella e grazie per questo bel regalo.:)

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  22. WOW doppio!! Fluido ed eccitante. Un pizzico di romanticismo, momenti di rabbia e momenti di gioia. Tutto in pochissime pagine. Come sempre, Ornella hai sfondato la porta.

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  23. Bellissimi i vostri commenti, grazie! E penserò davvero alla possibilità di dare più spazio ad Amanda e Alessandro.
    Ornella Albanese

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  24. Bella la storia sin dalle prime righe (mi piace questa cosa della recensione bella tosta da parte di amanda :-D), regala tante emozioni... e ben costruiti i personaggi (cosa non facile nei racconti)

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  25. Ho letto già alcuni libri della Albanese e mi sono piaciuti molto! Anche questo racconto è ben strutturato e per essere molto breve riesce a coinvolgerti e a raccontare qualcosa dei personaggi.... sarebbe stato un libro molto bello...

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  26. Davvero scritto bene. Cattura da subito ed ha il respiro di un romanzo, non quello di un racconto. Leggo per la prima volta questa autrice, ma il primo sorso mi ha lasciato ancor più sete.... provvederò. Brava!

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  27. Grazie per gli ultimi commenti! Certo, un racconto racconta meno di un romanzo, ma ha dalla sua il fatto di non avere dispersioni e cali di tensione. Un abbraccio a tutte,
    Ornella Albanese

    RispondiElimina

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