Summer in Love 2017: " LA LUNA DI PERSIA" di Rosa Forte


E' VENERDI'...STATE GIA' PENSANDO  AL WEEKEND? VI REGALIAMO UN MODO PER INIZIARLO IN BELLEZZA: UN NUOVO RACCONTO DI SUMMER IL LOVE 2017! 
FIRMATO DA ROSA FORTELA STORIA DI OGGI CI REGALA UN AFFASCINANTE SALTO NEL TEMPO, NELLA FANTASTICA PERSIA DI RE SERSE IL GRANDE...  BUONA LETTURA!

Ecbàtana, residenza estiva degli Achemenidi, Persia,
nel mese di Shahriva'r (479 a.C., 23 agosto)

Il vino traboccava dalle brocche incessantemente, coppe d'oro e d'argento dalle diverse forme scintillavano come stelle nelle mani dei commensali alla luce di mille fiaccole disposte in anelli d'argento. Lungo le colonne di marmo bianco drappi di bisso erano scossi da una brezza che contrastava deliziosamente il caldo opprimente di quella notte. Stoffe vermiglie e di pregiata fattura innalzavano un canto suadente ondeggiando sinuosamente. L'euforia di chi era sazio di vizi nonché di cibo era racchiusa nel vibrante frastuono di voci maschili che in modo sgraziato si raccontavano storielle oscene, fantasie delle più torbide mentre i suonatori di tar, un liuto a manico lungo a cinque corde, rendevano le loro risate meno sguaiate.
Serse, il gran re, osservava con orgoglio l'ebbrezza in cui erano caduti gran parte dei suoi nobili commensali, i più golosi stavano ancora leccando le dita dal succo d'uva e melograno. Dal suo posto, una nicchia di divani d'oro e cuscini variopinti, riluceva di sembianze divine. La tunica nera era intessuta d'oro e riluceva quasi quanto la pesante collana che il sovrano portava al collo: otto pendenti rotondi incrostati di schegge di diamanti. Sul petto, secondo la moda egizia, scintillava un pettorale d'oro a maglie piatte e perle nere. La pelle ambrata resa luminosa da massaggi con olio di mirra e argan era 
ricoperta da un leggero strato di sudore che sembrava oro liquido. Sul capo, brillava la corona reale, una tiara d'oro impreziosita di pietre d'onice nera.
«Guarda, mio fedele Memucàn. La sconfitta sul campo di Platea non è più che un vago ricordo per questi uomini» la sua voce era ebbra di fierezza.
Memucàn, uno dei sette prìncipi a cui era dato guardare il volto del re e di stare in sua presenza, rivolse al sovrano uno sguardo pietoso che nascose in fretta. Il suo cuore poteva certamente sbagliare ma sul suo onore poteva giurare che il re dentro di sé stava ribollendo di collera. Quel banchetto non era che un modo per dimostrare a se stesso la sua gloria. Il Re dei Re che peso poteva mai dare a una sconfitta in guerra; una sconfitta oggi avrebbe arrecato un'immensa vittoria domani.
Come quella che gli aveva riportato Arshia sul fronte di Samarcanda. Un intero popolo messo in catene e una famiglia reale sterminata.
Memucàn era un uomo saggio, uno che sceglieva con cura le parole da non pronunciare. «Nella mia vita non ho mai partecipato a un banchetto tanto sfarzoso. Il migliore che abbiate mai offerto, mio signore.»
Arshia allontanò dalle labbra la sua coppa di vino.
La corte persiana era un infido covo di vipere bevitrici del loro stesso veleno.
Il re gli rivolse un cenno da lontano e Arshia capovolse la sua coppa vuota prima di poggiarla sul basso tavolo. Era il segnale convenuto.
Non vi erano espressioni sospette fra i commensali presenti.
Il re parve rilassarsi tuttavia Arshia si allontanò dalla sua postazione, prediligendone un'altra con un'angolatura migliore. Non era il comportamento degno di un soldato abbassare la guardia.
I volti che lo circondavano non lasciavano trapelare nient'altro che non fosse dell'euforia.
Era un compito decisamente arduo intuire chi sarebbe stato il prossimo a indossare la maschera del tradimento.
*
Gli immensi corridoi del palazzo reale erano immersi in una penombra argentata, le mura di pietra alabastrina rilucevano sotto i teneri raggi di una luna languida.
L'aria era pervasa dall'odore agrodolce di pasta di mandorle e olio di sesamo nero oltre che da un caldo oppressivo. Il vento aveva messo a tacere la sua voce.
Una figura si scostò dall'oscurità facendo oscillare le palme contenute in un vaso basso e panciuto, una sagoma scura si allungò sul pavimento del cortile interno delimitato da un porticato di colonne.
Addormentarsi, quella notte, era impossibile. Setareh inspirò, la pelle velata da uno strato di sudore.
L'oscurità favorevole ai sicari se ne stava in agguato negli angoli del palazzo. Proteggeva chiunque con le sue spire tranne coloro a cui era destinato un esito fatale.
Una mano si richiuse sull'elsa di una kopis, una lunga spada curva.
Improvvisamente, un lampo argenteo squarciò la notte in due metà perfette.
Setareh indietreggiò e inciampò nelle sue stesse vesti e prima che potesse anche solo inspirare sentì la punta gelida di una daga sotto il mento.
Un urlo soffocato, quasi un singulto parve sollevarsi nel silenzio. Le mani aperte sul pavimento in pietra, le braccia tese e il mento all'insù Setareh incontrò lo sguardo di un soldato.
Degli occhi dorati emersero dall'oscurità, lunghi capelli neri frustarono le guance ricoperte di patina bruna. Sulle labbra di Arshia una sentenza di morte si tramutò in un ringhio che gli scoprì i denti come una tigre pronta all'attacco. La figlia adottiva di Memucàn, la principessa sacra. ...


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IL PROSSIMO RACCONTO DI SUMMER IN LOVE 2017 SARA' PUBBLICATO 
LUNEDI' 7/8. 
VI ASPETTIAMO!




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