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LE POTETE TROVARE QUI.
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*Il contenuto di questo libro è adatto ad un pubblico adulto.*
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SETTIMA PARTE
CAP.6
Sei giorni, ma non ritrovai mai la ragione.
Mi spinsi persino oltre, in realtà, e il mercoledì
pomeriggio feci una scappata al centro commerciale in una città poco distante.
Non possedevo biancheria sexy e per la prima volta, dopo secoli, pensai che
forse mi sarebbe piaciuto cambiare le cose. Certo, l’avrei indossata per me
stessa. A Cousins , dove non l’avrebbe vista nessuno, e per i miei strambi
appuntamenti senza partner sul divano. Ma Collier me l’aveva chiesto e mi
piaceva fare quello che mi diceva, in quel suo modo sicuro. Mi piaceva che mi
vestisse.
Victoria’s Secret sembrava il paese delle meraviglie, una profusione di
fantasie, essenze fiorite, pizzi frou frou e lucidi satin. Avrei voluto mi
avesse detto di che colore, di quale stile, tutto. Non avevo proprio idea di
cosa mi facesse sentire sexy oltre alle sue parole.
Mi aggirai fra i capi esposti, in attesa che qualcosa
attirasse il mio sguardo.
Quale sarebbe stato il più esotico per lui?
Pensai alla maglia con il papavero, di quel rosso acceso e
invitante. Niente a che vedere con le tute blu e il grigio blocco di cemento senza
fine di Cousins. Perciò forse il rosso…
Ma no. Mi fermai, prima di prendere una decisione
completamente diversa. Un bel verde fresco e primaverile.
Non c’è molta erba
qui…
Verde. Il colore della libertà, delle estati vicino al lago che lui
aveva ricordato. Erba, la coltre su cui lui voleva distendermi.
Sto studiando tutto
il possibile sulle piante.
Deve essere bello, uscire.
Deve essere bello, uscire.
Lo è sicuramente.
Afferrai un reggiseno della mia taglia, quasi ordinario se
paragonato a qualcuno degli altri stili. Un po’ di pizzo nella parte superiore
delle coppe e pannelli di pizzo sui fianchi degli slip coordinati.
Non un perizoma, non
pensavo mi sarebbe piaciuto fare un lungo e soffocante turno di lavoro con uno
di quegli affari addosso, ma nemmeno particolarmente innocente sul retro.
Il tuo giardino
personale di cui prenderti cura, Eric, riflettei
mentre li posavo vicino alla cassa, sentendomi su di giri, sdolcinata e
felicemente stupida.
Se solo tu potessi
visitarlo.
E grazie a Dio che
non puoi.
****
Prima di partire per Cousins il venerdì successivo, sigillai
la mia lettera e scrissi sulla busta Darren Impianti di riscaldamento e Idraulica,
con sotto il mio indirizzo. Ci aggiunsi un francobollo. Giusto in caso
Shonda la vedesse dentro al quaderno. Oh,
le avrei detto, Volevo infilarla nella
buca della posta. Mi hanno aggiustato un tubo che perdeva .
Bugiarda, intrigante e paranoica. Ecco cos’ero diventata. E
pure un’idiota.
Tutta la faccenda era da pazzi. Paurosamente da pazzi. Avrei
tirato fuori i fogli dalla busta prima di consegnarla, occultandola fra altri
fogli, ma non aveva nessuna garanzia che Eric non l’avrebbe mostrata ai suoi
amici, o persino a una guardia, se per qualche ragione avesse voluto
provare a farmi licenziare. O
minacciarmi di farmi licenziare, a meno che non facessi chissà cosa. Non
l’avevo firmata, non avevo accennato
al mio lavoro, ai venerdì o a
qualsiasi altro elemento incriminante … ma la scrittura a mano era
scrittura a mano. E le regole erano
regole.
Non parlerai o toccherai qualsiasi detenuto in modo inappropriato. Non
incoraggerai un detenuto a parlarti o a toccarti in modo inappropriato.
Doppio segno di spunta.
Ma non mi ha chiesto
nemmeno una volta di rispondergli. Non si è
mai seduto in modo che le sue mani potessero posarsi su qualsiasi cosa potesse
usare per prendersi delle libertà con me. Aveva lasciato che la prova
sguazzasse libera in una direzione con me al sicuro sopra la corrente.
Shonda non tirò nemmeno fuori il mio quaderno dalla borsa Non mi controllò
nemmeno i vestiti, né la camicetta a
maniche corte rosa lampone che posai sul tavolo, né le ballerine che avrebbero sciabattato
sul pavimento in cemento della sala ricreazione un paio di minuti dopo.
Slap, slap , slap. Puttana,
puttana, puttana, sembrava che cantassero.
Le puttane si vestono
di rosso, dissi loro.
Infatti il rosa è
rosso con un po’ di crema mischiato nel mezzo, stupida troia.
Ma sotto, c’è il verde erba. Lindo come la primavera. Ma
anche così peccaminoso.
Scorsi il viso di
Eric, solo per un secondo. Indovina, gli
dissero i miei occhi. Scommetto che non ci riesci.
Venne da me prima del solito durante Risorse quel pomeriggio
e mi chiesi se avesse la minima idea di quanto fossi nervosa. Terrorizzata da
quello che stavo per dargli, e terrorizzata di essere vista. Quando si avvinò
al posto dove avevo appena finito di aiutare un altro detenuto con una lettera.
Comincia a tremare tutta, come se un treno vero stesse rimbombando attraverso
l’edificio.
« Ehi, ciao» dissi, sorridendo. La mia ansia doveva essere
evidente. Non è di te che ho paura,
volevo dirgli. Ho paura di me stessa. Di
quello che sono capace di fare.
« Buon pomeriggio.»
Prese il posto lasciato libero di fronte a me. Aveva portato un libro
con sé, un grosso tascabile dalla copertina blu intitolato Guida essenziale di Giardinaggio .
« E’ per il tuo lavoro all’aperto?» gli chiesi, indicadolo.
« In un certo senso. Me lo ha prestato il tipo che dirige il
progetto. Posso chiederle di aiutarmi a leggere alcune cose? Ci sono molte
parole qui che non capisco.»
Annuii. «Certo.» Spostai la sedia verso la fine del tavolo e
avvicinai il libro. Il suo ginocchio sfiorò il mio e anche attraverso due paia
di pantaloni fu il contatto più
esplicito che avessi mai provato. Chiusi gli
occhi per un istante, il calore
mi imporporò le guance.
Comportati normalmente. Comportati normalmente. Aprii il
libro.
« Fammi vedere.»
« Ho sottolineato un paio di parti,» mi disse. Sfogliò le pagine fino ad arrivare a una
pagina con un’orecchia e, con movimento assolutamente casuale, ne estrasse ciò
che per me era diventato un oggetto di culto: un foglio di carta ripiegato. Lo
posò da una parte, vicino alla mia mano.
« Questo qui,» disse tamburellando più forte sui una parte. «
Non capisco di cosa stia parlando.»
« Herbaceous Perennials,»
lessi ad alta voce. « Non so neanch’io cosa significa. Ma scommetto che
insieme possiamo arrivarci.» Mentre
scorrevo il capitolo con lui, sentivo la bocca muoversi, sentivo me stessa
parlare, ma con il suo ginocchio che toccava il mio e la sua voce così vicina,
tutto il resto sembrava offuscarsi, come il contenuto di un armadietto con il
vetro appannato dal ghiaccio. Il suo ginocchio. Entrambe le sue ginocchia,
immaginai, allargate fra le mie. Questa voce che mi chiedeva cose ben
diverse. Così? Più forte? Più veloce?
La nebbia si sollevò quando avvertii poco distante la
presenza di un altro detenuto . Stava in piedi a un’educata distanza, anche lui
con il suo libro tenuto da una parte. Ci stava osservando.
« E’ tutto per il momento?»
chiesi a Eric, mettendomi seduta diritta.
« Sì, è stato molto d’aiuto, grazie.»
« Prima che mi dimentichi,»
dissi con voce squillante e casuale, mentre mi alzavo in piedi, sentendo
immediatamente la mancanza del suo calore. « Ti ho portato degli esercizi. Sta
a te decidere se farli, ma ti possono essere utili.» Estrassi dalla borsa un
grosso plico di fotocopie che avevo fatto, la mia lettera era nascosta lì in
mezzo. Gliele consegnai, poi presi i suoi fogli piegati e li lasciai scivolare
nel quaderno, abile come una truffatrice professionista.
« Grazie,» mi rispose, chiudendo i fogli in mezzo al suo
libro sul giardinaggio. « Mi fa piacere.»
E con un sorriso che speravo nascondesse il fatto che il cuore mi
stava martellando nel petto, rivolsi la mia attenzione al detenuto in attesa.
Durante tutto il
viaggio di ritorno, ciò che riuscii solo a pensare fu L’ho fatto davvero. Gli ho dato sul serio quella lettera. E
l’adrenalina già a mille mi inacidì le viscere in un secondo.
Cazzo, cazzo, cazzo.
Non sapevo niente di quell’uomo.
Mi sentivo come se mi fossi avvicinata
a lui e gli avessi consegnato un coltello dalla lama lucente, chiedendogli se
per favore poteva tagliare l’etichetta dal collo della mia camicia. Forse
l’avrebbe fatto. O forse mi avrebbe afferrato il mento e squarciato la gola. Avrebbe potuto farmi
così male con le stesse parole che mi
avevano fatto sentire così bene scrivere. Un’arma fatta apposta per
distruggermi e io gliel’avevo messa in mano.
Di sicuro nessun regolamento
dell’Associazione Biblioteche Americane trattava di bibliotecarie che si
facevano coinvolgere dai detenuti con cui venivano in contatto per lavoro. Non
avevamo un codice etico come potevano avere medici o avvocati, ma tutta quella
situazione denotava da parte mia una mancanza di giudizio davvero
ragguardevole.
Come se qualcuno avesse schiacciato un
interruttore, passai da elettrizzata a
impanicata nel giro di un secondo. Non riuscivo nemmeno a leggere la sua ultima
lettera, almeno finchè non avessi saputo cosa avrebbe fatto con la mia. L’unica
cosa che feci fu sbirciare l’ultima riga.
Vestiti di giallo e ti dirò di più.
Giallo. Non sapevo nemmeno se avevo
voglia di vestirmi come voleva che facessi, questa volta. Non quando non avevo
la minima idea cosa avrebbe potuto dire la sua prossima lettera.
Vestiti di bianco, poteva
dire. E poi, Incontra questo tizio,
prendi questa chiave, trasporta la cocaina dall’armadietto di deposito 707 a
questo indirizzo e accetta solo banconote di piccolo taglio. Se non lo fai,
mando la tua lettera indecente al direttore del carcere e ti faccio licenziare.
A proposito, scrivo benissimo. Frigna pure per il tuo ex cattivaccio, stupida
puttana.
Oddio, Oddio, Oddio…cosa
avevo fatto?
Per tutta la settimana successiva tenni
d’occhio in modo ossessivo il mio cellulare, sicura che da un momento all’atro
sarebbe apparso il numero del mio capo che mi informava che dovevamo
incontrarci. Immediatamente.
Non successe, ma non riuscii nemmeno a
rilassarmi. Infilai il mio nuovo reggiseno verde e gli slip nel cassetto,
nascondendolo il più possibile sotto alla mia anonima biancheria intima,
riuscendo a stento ad identificarmi con quella donna furtiva e maliziosa che li
aveva comprati. Insieme al completo intimo nascosi là sotto anche le sue
lettere. Piangevo la perdita di quello che avevo avuto in quelle settimane.
Quella cosa che mi aveva fatto sentire così bene, sparita improvvisamente . Ed
era tutta colpa mia.
Il venerdì mattina rimasi a fissare la
camicia gialla appesa nell’armadio. Non potevo indossarla. Ma se non lo facevo,
lui poteva pensare che avessi chiuso con lui, e allora poteva diventare davvero cattivo.
Scesi a un compromesso. Indossai una
camicia nera a maniche corte tutta abbottonata e pantaloni grigi. Nessun colore
in vista, a parte il fiore di seta giallo sull’elastico che avevo attorcigliato
attorno alla mia coda di cavallo. Giusto una piccola strizzata d’occhio di
complicità. Una piccola polizza assicurativa, che lo tenesse buono.
Fu il
mio giorno più lungo a Cousins. Il giorno più lungo di tutta la mia
vita. Un mese riassunto in otto ore.
Avevo la nausea, e saltare il pranzo
non aveva aiutato. Lo stomaco era chiuso come un pugno e avevo i nervi a fior
di pelle. Per la prima volta, quando Collier varcò la soglia della porta alla
fine di Risorse, mi sentii gelare invece che avvampare.
Oddio…Oddio…
Lui aveva ancora con sé lo stesso libro
e una grossa busta marrone. Aspettò finchè non finii di cercare qualcosa per un
altro detenuto, poi si avvicinò a passo rilassato verso dove ero seduta.
Cercai di sorridergli, per quanto
potevo, le labbra dure ed esangui.
« Tutto bene?» mi chiese, accigliato.
« Sì, tutto bene. Tu?»
Alzò le spalle. « Penso di sì. Ho fatto
gli esercizi che mi ha dato.»
Mi consegnò la busta. Qualcuno aveva
levato la clip metallica, speravo l’avesse fatto un membro dello staff. Non
volendo apparire sospetta alle guardie, tirai fuori parte dei fogli dalla
busta. Aveva fatto davvero gli esercizi, i primi almeno. Non avrei mai pensato
che li avrebbe fatti.
« Benissimo,» dissi. « Ci darò
un’occhiata prima della prossima settimana.»
Lui rimase lì ancora un attimo, senza
dire nulla. Poco dopo capii qualcosa che mi spezzò il cuore. Sperava che avessi
un’altra lettera per lui.
Mi alzai in piedi proprio mentre
suonava la campana.
« E’ meglio che mi prepari.»
Fece un cenno di assenso. « Buon
weekend.»
« Grazie.»
« Mi piace quella cosa che ha nei
capelli,» aggiunse sottovoce. « Mi ricorda le calendule.»
Gli risposi con un altro sorriso, più
triste questa volta e stretto a causa della confusione e dell’incertezza e mi
diressi verso la porta. Scappavo dall’uomo il cui corpo solo la settimana prima avrei voluto sentire avvinghiato al
mio.
Era stato grigio tutto il giorno, e la
pioggia era finalmente arrivata mentre stavo prendendo le mie cose
dall’ufficio. Osservai uno scroscio d’acqua scendere improvviso e pesante come un sipario sul cortile degli esercizi vuoto. Avevo la macchina, era a poco meno di venti passi
dall’uscita del personale, ma quando entrai in auto ero fradicia.
Estrassi la busta marrone dalla mia
borsa e mi assicurai che non si fosse bagnata troppo. Avrei voluto tirar fuori
tutti quei fogli e trovarci in mezzo
un’altra delle sue lettere. Leggere cosa aveva da dire riguardo alla mia
lettera. Ma, importava cosa avrebbe detto? Anche le parole più dolci avrebbero
potuto essere così facilmente una bugia. Lui aveva ancora il coltello dalla
parte del manico. Quello che gli avevo dato io.
L’acquazzone era un po’ diminuito
quando raggiunsi Darren e feci una corsa veloce verso l’ingresso stringendomi
la borsa al petto.
I vestiti mi prudevano quando entrai
nel mio umido appartamento e mi chiesi per l’ennesima volta se potevo
permettermi di comprare un condizionatore. Mi cambiai ed infilai i miei
pantaloni da yoga e una canottiera. Per un po’ rimasi in piedi a fissare la
busta appoggiata sul tavolino davanti al divano, prima di sedermi e prenderla
in mano.
Sfoglia le pagine lentamente, capendo
che c’era una lettera dallo spazio tra la pila di fogli, e dalla differenza di formato fra le pagine degli esercizi e la carta da quaderno. Una lettera spessa, pensai.
Spessa per cosa? Perché piena di
assicurazioni o di istruzioni criminali? Cazzo.
Aveva fatto davvero tutti gli esercizi,
e ne avevo inclusi una ventina. Questo poteva testimoniare la sua noia, la
voglia di far sembrare credibile l’escamotage che avevamo adottato o mostrare
il suo desiderio di fare bella figura con me.
Arrivai alle pagine da quaderno. Ce
n’erano almeno cinque. Ci doveva aver messo delle ore per scriverle. A meno
che non fossero davvero una specie di avviso d’estorsione. Qualcosa che aveva
scritto settimane prima. E forse nemmeno per la prima volta.
Tirai un lungo respiro e mi misi a
leggere.
Tesoro,
Grazie per la
lettera. Ha significato molto.
Mi sono davvero arrabbiato
a leggere di quel ragazzo che non ti ha trattato bene.
E quello bastò perché il cuore rallentasse i suoi battiti e
la testa mi si schiarisse.
Cerco di non
arrabbiarmi qui, ma quello mi ha fatto ribollire il sangue. Tu meriti un uomo
che ti tratti come piace a te. In un’altra vita, proverei io ad essere
quell’uomo. Se tu volessi che lo fossi. Nella mia vecchia vita, probabilmente
avrei cercato di trovare il tizio che ti ha trattata male, ma sto cercando di
non essere più quella persona. In ogni caso preferisco parlare di te e me.
Penso sia molto
triste che tu non abbia più voluto provare nulla per così tanto tempo. E’ molto
triste che un uomo come me non possa stare in quel modo con una donna, ma
sentire che una donna non vuole più provare quelle cose è molto più triste. E’
uno schifo il modo in cui gli uomini
possono far male alle donne e il tempo per curare certe cose è molto più
lungo di quello che serve per curare una ferita o un taglio.
Iniziai a piangere. Piangevo calde
lacrime di puro sollievo, come se avessi pensato che qualcuno che amavo era
morto per poi scoprire che era sano e salvo. Le lasciai cadere, la stanza si
riempì dei miei gemiti e dei mie lamenti.
Piangevo come un bambino, senza nessuna dignità, e quando mi si schiarì
la vista, continuai a leggere.
Sei una donna
intelligente, ma devo dire che è stato abbastanza stupido da parte tua
scrivermi quella lettera. Probabilmente è la cosa più bella che mi sia mai
stata data ma adesso devo restituirtela. E’ più sicuro per te in questo modo.
Rilessi di nuovo quelle parole. E
ancora. Girai l’altro foglio che aveva scritto e ne trovai uno con la mia scrittura. Ecco
perchè la sua lettera era sembrata così spessa. Mi misi di nuovo a piangere e
poi a ridere. Isteria ai massimi livelli, come se mi fossi ficcata in vena una
siringa piena di un’intera dose di forte anestetico e spinto lo stantuffo
con tutte le mie forze.
Mi ha restituito il
pugnale! E’ buono! E’ buono! E’ buono!
Mi uscì una ridarella nervosa, mi
girava la testa. Corsi in cucina e mi versai un bicchiere di vino. Non persi
tempo a cambiarmi o a truccarmi, ma mi spruzzai un po’ di profumo e tornai di
corsa al divano e mi gettai sui cuscini. Avevo di nuovo il mio appuntamento
serale, anche se un po’ distorto. Il mio amante era tornato, astratto come lo
era la nostra storia. Ripresi in mano i fogli e bevvi un lungo, dolce sorso di
vino.
Ho riletto la tua
lettera un milione di volte questa settimana. Ho cercato di impararla a memoria prima di restituirtela e penso di
aver fatto proprio un bel lavoro. Ho copiato alcune parti che non volevo
dimenticare, ma niente che ti possa far passare dei guai. Non darmi mai più una
lettera in quel modo. Di persona e senza busta. Nessuno mi ha perquisito
uscendo e non controllano le celle più di una volta ogni due mesi, ma quando lo
fanno leggono tutto e ogni lettera sprovvista di timbro dell’ufficio posta o di quello di visita con le iniziali del personale
significa che è arrivata dall’interno ed è considerata contrabbando, ci sono
troppi indizi. Già è pericoloso che io scriva tutto questo, ma immagino che se
trovano questo troveranno anche la tua lettera, perciò tanto vale che io sia
chiaro se vogliamo correre il rischio. In ogni caso se mi vuoi scrivere fallo
con la posta normale con nome e indirizzo inventati.
« Che scema,» dissi colpendomi la
fronte con una mano.
Non ci sono regole
che vietino che io possa ricevere lettere d’amore un po’ hard da una donna
fuori. Cristo, sono cose del genere che fanno andare avanti molti di questi
ragazzi qui dentro. Spero che continuerai a scrivere. Solo, fallo con più furbizia.
Scrivi a macchina e spedisci per posta.
Spero di non
sembrarti arrabbiato. Solo spaventato. Odierei vederti nei casini per colpa
mia. Ok, non parliamone più.
Va bene.
Mi hai detto che ti
preoccupa usarmi per sentirti di nuovo sexy. Non avere mai più questa
preoccupazione. Non posso spiegarti quanto mi piaccia fare questa cosa per te.
So che forse non ti vedrò mai fuori da questo posto, o che non starò mai davvero
con te, ma solo sapere che l’ho fatto per te, è la cosa più incredibile che
abbia sentito da anni.
Se noi stessimo
insieme, ti mostrerei tutte le cose belle che un uomo può fare a una donna.
Cercherei di riparare quanto ti è stato fatto da quell’altro. Tutto quello che
desideri e anche di più. Ti farei sentire benissimo e non ti chiederei niente
in cambio prima di farti venire. Poi mi guadagnerei quello che credi io meriti
e sarebbe davvero incredibile sapere che eri bagnata per me. Adoro il fatto che
tu pensi a me quando ti tocchi. Penso che nessuno mi abbi amai detto niente che
mi abbia fatto sentire così bene. Scommetto non ci sia bisogno di dire che io
faccio lo stesso. A volte quando mi tocco, mi basta immaginarti mentre
dici il mio nome. Basta che ti penso che
dici il mio nome mentre ti bacio fra le gambe o ti tocco o ti scopo in
qualsiasi modo tu voglia. Non devo nemmeno
pensare a cosa stiamo facendo. Solo alla tua voce.
Spero non ci siano
problemi se ho detto “scopare”. L’ho fatto solo perché l’hai detto anche tu
nella tua lettera. Potrei invece dire fare l’amore ma so che probabilmente non
mi ami. Ci conosciamo appena. In più è
così che sono io. Probabilmente io non faccio l’amore. Probabilmente io scopo.
Però ci proverei se fossi tu a chiedermelo. Mi dovresti dire dove sta la
differenza. Sembra qualcosa che farebbe un uomo diverso. Io non so nemmeno
come si annoda una cravatta. Ci sono probabilmente molte cose che devo imparare
per stare con una donna come te.
Mi hai detto che vuoi sapere come sarei durante il
sesso. Di solito nella mia testa, dopo che ti ho fatta venire, le cose si fanno
un po’ più brutali. Non ti farei mai del male, neanche se fossi tu a
chiedermelo. Ma ti desidero talmente che ho bisogno di andare veloce. Ti
dimostrerei con il mio corpo quanto disperatamente ho bisogno di venire. Dentro
di te. Penso sia questo che vuoi vedere. Tutte le cose che mi fai sentire.
Spero che forse potrò
scoprire ancora quello che vuoi in un’altra lettera, ma tramite posta come ti
ho detto. Se provassi a consegnarmi una lettera e io non la prendessi, spero
capirai perché, adesso. E se ho urtato i tuoi sentimenti, scusami. Ci vediamo la
prossima settimana, tesoro. Di nuovo in verde, pensavo. Stai così bene in
verde. Anche se hai gli occhi azzurri, sembrano quasi del colore dell’oceano
quando vesti di verde. E io non sono mai stato al mare.
Tuo.
Eric
Feci un profondo e sonoro respiro, lasciando ricadere la
testa indietro contro il cuscino del divano. Bevvi un sorso di vino e quasi mi
ci strozzai quando mi resi conto che avevo ancora un’altra sua lettera da leggere,
quella che avevo avuto troppa paura di
aprire la settimana prima. Pescai fra la mia biancheria intima e la riportai con me sul divano. Anche se il
cuore mi batteva forte, era tutta un’altra sensazione. Ero di nuovo in fiore,
con i petali aperti e pronti a bagnarsi
delle sue parole, qualsiasi cosa avesse dovuto dirmi. Appoggiai i piedi sul
tavolino davanti a me e aprii i suoi fogli.
Tesoro, scriveva. E mi raccontava delle cose che avrebbe voluto
farmi, dei posti dove avrebbe voluto portarmi, se avesse potuto. Delle cose di
me che gli distoglievano la mente dalla sua vita di ogni giorno e lo facevano
eccitare nei momenti di inattività. E mi chiesi se non fosse davvero un
rapinatore, dopo tutto, visto il modo in cui continuava a rubarmi il cuore.
*****
VI E' PIACIUTA QUESTA SETTIMA PARTE? AVETE VOGLIA DI LEGGERNE ANCORA?
A GIUDICARE DA QUESTI PRIMI CAPITOLI , SE IL R.M. FOSSE IN VENDITA PENSATE CHE POTREBBE PIACERE ALLE LETTRICI ITALIANE?
Sta diventando una tortura...ansia per lei, pena per lui...a quando il prossimo capitolo??? Grazie
RispondiEliminaEhhh Alessandra questa è una translation in progress anche per me...ci sono tempi tecnici...ho iniziato a tradurlo per gioco e vedendo che vi piace continuo ma dovete avere pazienza.... chi non ce l'ha spero sia stimolata a leggerlo in originale... :-).
EliminaConcordo con Alessandra!Aspetto il sabato per vedere la news letter di LMBR tra la posta, sapendo già che si tratta della traduzione del LM. Mi ha creato dipendenza e ogni volta che leggo di Eric provo tanta tenerezza (e qualcos'altro a dire il vero...), mentre Annie mi fa sempre sorridere con le sue insicurezze e a volte paranoie, ma mi piace perché rischia. Per rispondere alla tua domanda Francy, credo proprio che le lettrici italiane si farebbero convincere da una trama del genere. Non ho letto ancora nulla di Cara McKenna anche se è chiaro che si parla di un genere erotico, ma devo dire che data la tua OTTIMA traduzione la narraziobe mi sembra molto elegante e mai stucchevole. Allora attendo come Annie la prossima lettera!
RispondiEliminaDeborah
Scusate!Ho detto il nome dell'autrice, non volevo.
RispondiEliminaDeborah
No problema Deborah, tanto non è proprio un segreto...:-) Ho molto piacere che la mia traduzione ti piaccia,grazie.
EliminaGrazie per questo regalo del sabato,! I week non diventano mai noiosi grazie al tuo splendido lavoro, I protagonisti sono molto interessanti e per il momento ben caratterizzati. Eric mi ha fatto una gran tenerezza, e devo ammettere che scrive cose hot senza essere volgare.
RispondiEliminaNon so se le lettrici italiane siano pronte, ma sono ottimista e spero di si
Io lo comprerei di sicuro e credo che altre lo vorrebbero leggere!
RispondiEliminaCristina G.
concordo con i commenti precedenti. Lui è dolcissimo,
RispondiEliminaè tra i due quello che preferisco, peccato non poter leggere le sue reazioni alla ricezione della lettera.
anche io aspetto con ansia il proseguo, non avrei la pazienza di leggerlo in lingua originale. secondo me,
sicuramente avrebbe successo.... speriamo che le case editrici se ne accorgano. grazie a Francy per il lavoro che sta svolgendo per noi